Antonello Mosca
Alessandra Bellelli è una giovane imprenditrice italiana che viene da una famiglia di industriali attivi nei campi più diversi, dal design alla moda. Una donna dinamica, appassionata d'arte contemporanea, impegnata da oltre dieci anni nell'azienda di famiglia che produce numerosi marchi d'abbigliamento. Il suo impegno oggi è nel rilancio della famosa firma in auge negli anni ottanta, «Phisique du rôle", una collezione uomo e donna di gusto decisamente contemporaneo, cosmopolita, scattante, proprio come lei. E quando si parla di casa con lei, si ascolta un'osservazione acuta e difficilmente già sentita: «La nostra abitazione, al di fuori dell'essere un nido e il centro dei nostri affetti, credo sia in realtà una fotografia del nostro vivere, sia di quello di oggi che di quello passato. Forse per questo resta un luogo suggestivo cui siamo per sempre legati».
Qual è il gusto di tutto l'arredamento?
«Personalmente, e forse anche nel lavoro, tendo a mescolare le cose, le tendenze, i richiami all'arte, al design all'etnico. Così credo che la decorazione dei miei ambienti sia in fondo un melting pot di oggetti comprati durante i viaggi, di mobili di famiglia, di pezzi straordinariamente avvincenti. Ma in linea di massima direi che il mio gusto si riflette maggiormente nel '900, piuttosto che in epoche precedenti, perché credo che il tutto abbia uno spirito meno austero. I mobili di una volta penso che in un'abitazione debbano esistere o perché legati a fatti affettivi o perché sono pezzi rappresentativi di un periodo storico e quindi con un certo valore, mentre il mondo contemporaneo, essendo più vicino a noi bene o male permette di essere vissuto con maggiore facilità».
Lei è persona che ama particolarmente l'arte.
«Sì e soprattutto quella contemporanea, in particolare l'astrattismo, anche se ultimamente mi sto avvicinando anche al figurativo mixato al digitale. Se poi devo parlare di preferenze citerei Mario Schifano e Mimmo Rotella per la pop art italiana e Man Ray per la fotografia. Comunque ogni acquisto che ho fatto è stato ispirato non tanto all'importanza dell'autore, ma alla poesia che evoca e alle sensazioni che è capace di trasmettere».
Qual è il locale che ama maggiormente?
«Il preferito è certamente quello dedicato alla cucina, un ambiente pieno di luce con due finestre che guardano su un cortile ricco di piante che con i colori di questa stagione regala magnifiche sensazioni».
E il suo soggiorno?
«Molto grande, tutto dedicato al vivere con comodità, un grande tappeto a terra, divani di dimensioni importanti, un tavolo bianco della Knoll ricoperto di vetri di Venini e un grande scaffale contenitore recuperato da una vecchia sala dedicata ai campionari dove lavorava mia madre: era usato per le cartelle dei colori».
Cosa ne pensa dell'arredo di oggi?
«Credo che i suggerimenti dei diversi negozi vadano presi un poco con le molle. C'è il rischio di trovarsi una casa che assomigli ad uno show-room d'arredamento, tutto ben pulito, tutto al suo posto, ma non certamente un luogo da vivere. Quindi importante è saper selezionare, scegliere mettere insieme cose che provengono da varie parti. Non è cosa facile per molti che finiscono con arredare gli spazi come tante foto pubblicitarie».
La casa ideale dei suoi sogni?
«Confesso che ho viaggiato molto e conosciuto posti straordinari, che in alcuni momenti mi avrebbero vista traslocare lì in tutta fretta, ma poi si ritorna e si ricorda certamente il bello ma il cuore resta qui e allora sogno una casa in montagna, con vista sul bosco, pareti in boiserie di legno, tessuti colorati e un comodo divano in pelle consumato dagli anni. Una casa ricca di calore e di intimità insomma».
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