Sgominata una banda di tombaroli. Aveva rubato affreschi di Pompei

Diciotto arresti e oltre 40 indagati: è il bilancio dell'operazione che ha reso possibile il recupero di 1.500 reperti archeologici dal valore di oltre 2,5 milioni pronti per la vendita sul mercato internazionale. «Salvate» due anfore che da sole valgono un milione e mezzo

Sgominata una banda di tombaroli. Aveva rubato affreschi di Pompei

C'erano anche affreschi pompeiani nel bottino della banda di tombaroli individuata e arrestata dai carabinieri di Capua. Nel corso di una perquisizione effettuata a Pompei nell'area della civita Giuliana, adiacente agli scavi più famosi del mondo, nel giardino di una abitazione è stato scoperto uno scavo clandestino che portava a un ambiente di una villa romana le cui quattro superfici affrescate erano già state rimosse. Insieme con quei reperti sono stati recuperati altri pezzi di elevato valore archeologico ed economico tra cui figura anche un cratere a campana di grandi dimensioni del IV-II secolo avanti Cristo, un'anfora magnogreca con coperchio e una a due anse verticali, tutti e tre attribuiti al pittore Assteas di Paestum. Il valore complessivo dei oltre 1.500 reperti recuperati è di circa 2,5 milioni di euro; solo le due anfore di Assteas valgono oltre 1,5 milioni di euro.

Questo in sintesi è il bilancio dell'operazione «Dedalo» coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), culminata nell'arresto di 18 persone (15 ai domiciliari e 3 in carcere) accusate di associazione a delinquere finalizzata alla ricerca e alla ricettazione. L'indagine era stata arrivata dal Nucleo Tutela patrimonio culturale di Napoli e dalla stazione dei Carabinieri di Calvi Risorta nell'estate del 2011, in quanto quel periodo si era registrato un notevole incremento degli scavi illeciti nel territorio della cosiddetta Antica Cales, oltre a una ripresa del mercato illegale di reperti archeologici dopo un periodo di relativa stasi dovuta anche ai numerosi arresti eseguiti nello stesso anno dal Comando Tutela patrimonio culturale a conclusione dell'indagine «Rovina».

Nel corso delle indagini è emerso che l'approvvigionamento dei pezzi da parte dei «tombaroli» non avveniva esclusivamente nell'area dell'Antica Cales, ma in tutti i più importanti siti archeologici della Campania come Pompei, Paestum e Pozzuoli; inoltre si è dedotto, dal valore economico dei pezzi sottratti, che vi fosse una committenza molto qualificata, anche estera, circostanza poi verificata

dall'indagine. Oltre ai «tombaroli» sono stati infatti individuati anche i ricettatori di riferimento e individuati anche i metodi di esportazione illecita, soprattutto verso Spagna e Stati Uniti. Gli indagati sono in tutto 43.

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