Sgombriamo subito il campo da un equivoco con l'aiuto della Accademia della Crusca. L'espressione Boomer è una riduzione di Baby Boomer e indica «una persona nata negli anni del cosiddetto baby boom, e cioè nel periodo di forte incremento demografico che ha interessato diversi Paesi occidentali al termine del Secondo conflitto mondiale, tra il 1946 e il 1964». La prima attestazione, in Italia, è dovuta allo scrittore Nanni Balestrini e data al 1968.
Dopo i baby boomer fu il momento della Generazione X. Così fu battezzata da un romanzo di Douglas Coupland, che ritraeva con precisione lo stato d'animo, le idee, la mentalità, i vestiti, la musica, le letture di chi aveva circa vent'anni nel 1991. La X è una generazione strana. Per la prima volta, i figli avevano l'esatta percezione che non sarebbero mai diventati più ricchi dei genitori. Era un periodo di crisi economica accompagnata dai primi effetti della globalizzazione. Le ideologie erano tramontate, il Muro era caduto, Fukujama sosteneva che la Storia era addirittura finita. Eppure tutto questo aveva lasciato un enorme vuoto da colmare nei ragazzini in procinto di diventare adulti. La Generazione X ha reagito in modi diversi. Una parte ha sposato le tesi riassunte dal libro No Logo di Naomi Klein ed è scesa in piazza a contestare il Nuovo ordine mondiale, la globalizzazione, il capitalismo. Un'altra parte ha preso la strada per la Silicon Valley: i fondatori di Google, Sergey Brin e Larry Page, sono entrambi nati nel 1973. Elon Musk è del 1971. Peter Thiel, inventore di PayPal, con Musk, è un «fratello» maggiore del 1967. Quando arrivarono in California erano tutti quanti idealisti. Oggi è lecito nutrire qualche dubbio. Oltre al profitto, gli ex nerd ora imprenditori badano a qualcosa di molto preoccupante: profilazione e controllo degli utenti o addirittura dell'umanità intera. La massa della Generazione X si è trovata ad avere un'istruzione sproporzionata per i lavoretti sottopagati e precari ai quali si è dovuta adattare. L'insoddisfazione non ha portato a una vera ribellione. Piuttosto la Generazione X ha teorizzato la necessità di stare ai margini di un mercato dominato dalla volgarità degli yuppies e dalla idiozia del consumismo. Non è certo un caso che l'eroe della Generazione X fosse Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana sopraffatto dal successo mondiale al punto di uccidersi con una fucilata. Il grunge e la psichedelia elettronica sono i generi musicali di quel periodo. Douglas Coupland, Irvine Welsh e Chuck Palaniuk sono gli scrittori forse più rappresentativi.
Quello di Generazione X, ora ripubblicato dalle edizioni Accento, è un Douglas Coupland in stato di grazia. Siamo a Palm Springs, un non luogo ma di lusso, nel deserto della California. Tre ragazzi vivono nei bungalow della periferia, un non luogo nel non luogo, dove si scaricano i sacchi organici, scarti della chirurgia estetica. Tutti hanno rifiutato qualcuno o qualcosa, chi un lavoro che era un vicolo cieco, chi una famiglia opprimente. Tutti campano facendo i camerieri nei resort per vacanzieri e pensionati. Nessuno si fa illusioni di ascesa sociale, anzi nessuno la desidera realmente. Non è cosa per la Generazione X. La lettera X indica uno status indefinito. Né carne né pesce, nei ranghi della società e nella vita intima. Del mondo globale, questi ragazzi prendono solo il cosmopolitismo e la propensione a viaggiare nei posti più strani (ed economici). Per il resto, riescono a immaginare che l'apertura del mercato significherà, soprattutto per loro, stipendi bassi e occupazioni poco durature. A proposito, la Generazione X sembra anche asessuata. Alle acrobazie erotiche, preferisce lunghe chiacchierate che assumono un tono surreale grazie alle droghe leggere e ai farmaci usati a scopo ricreativo.
Il libro è arricchito da un vocabolario a tratti geniale che descrive i tratti salienti della Generazione X. Trovate qualche esempio in questa stessa pagina. Il formato è quadrato. Nelle pagine ci sono anche fotografie e vignette alla Roy Lichtenstein con battute di un acido sarcasmo. Uscito nel 1991, il romanzo, riletto oggi, non solo si conferma un'ottima fotografia della crisi dei vent'anni di allora. Ma parla anche del presente, non si può dire che molto sia cambiato nelle società occidentali, nonostante la Storia, invece di finire, abbia accelerato più volte.
In fondo, Coupland descriveva tendenze all'epoca incipienti e oggi sotto gli occhi di tutti. Impossibile non affezionarsi ad Andy, Dag e Claire, i tre protagonisti. Le loro paure sono state le nostre ma, forse, di chiunque arrivi ai venti-venticinque anni con un bagaglio di domande senza risposta.
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