Nei mesi della pandemia, in Italia molti lavoratori si sono trovati a operare a distanza dalle Regioni del Sud per datori di lavoro situati altrove, al Nord o all'estero. In questo contesto a marzo 2020 è nato il progetto «Southworking Lavorare dal Sud», che mira al miglioramento della coesione economica, sociale e territoriale, guardando allo strumento del lavoro a distanza - in via principale da dove si desidera - con l'obiettivo di arginare la fuga di capitale umano dal Mezzogiorno e contribuire così alla riduzione dei divari esistenti. L'associazione, con base a Palermo, ha iniziato a ragionare sulle criticita e gli aspetti positivi del lavoro agile da dove si desidera, e in particolare dal Sud e dalle aree interne del Paese.
Mettendo in campo anche strumenti concreti, che spaziano da attivitadi advocacy alla ricerca sul fenomeno tramite un Osservatorio, fino al supporto ai portatori di interesse lavoratori, datori di lavoro e amministrazioni pubbliche interessate sia in fase di negoziazione di nuove modalita di lavoro sia dopo il trasferimento nei territori di destinazione.
Proprio per questo è stata anche avviata una mappatura partecipata dei presidi di comunita(coworking, rural hub, nuovi spazi pubblici, spazi privati condivisi) che abbiano postazioni per il lavoro agile da mettere a disposizione dei southworkers. Inoltre, fra maggio e agosto scorsi è stata elaborata la Carta del Southworking nella quale sono enunciati i principi e i valori di questo movimento. Nello specifico, la appendice sui diritti del southworker evidenzia i diritti spettanti ai lavoratori agili che lavorano dal Sud.
Grazie a questa nuova realtà, chiunque voglia cimentarsi nel lavoro a distanza da una realtà meridionale può collegarsi al sito southworking.org e cercare uno spazio condiviso nel quale cominciare la sua nuova avventura.
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