
Il sindaco tira dritto. Sfida le polemiche dei Verdi e gli esposti del Comitato «Sì Meazza», quello che ha già portato la Procura ad aprire un fascicolo - per ora senza indagati e ipotesi di reato - su possibili danni erariali legati al progetto del nuovo stadio di San Siro e quello che lo stesso comitato intende depositare alla Corte dei Conti. Due sere fa ha lanciato il bando pubblico per la vendita del Meazza e delle aree intorno sulla base del «DocFap», la proposta progettuale di 253 pagine presentata l'11 marzo da Milan e Inter, e ieri ha ribadito che «il bando per raccogliere eventuali proposte migliorative resterà aperto fino al 30 aprile, sono quasi 40 giorni, vediamo e poi dopo proseguiremo. Rimane l'obiettivo di riuscire a fare la cessione entro fine luglio» per evitare il vincolo sul secondo anello che potrebbe scattare dopo l'11 novembre. Per limitare al massimo i rischi di ricorsi, ieri ha lanciato anche un altro avviso pubblico: il Comune assegnerà un incarico di «consulenza legale e assistenza» nella contrattazione che dovrà avviare con i club. Tra i nodi c'è il costo della demolizione del Meazza e bonifica dei terreni. I club nel «DocFap» e il Comune nell'avviso pubblico ricordano che in base alla Legge Stadi le società possono «liberamente negoziare il prezzo e le condizioni contrattuali di vendita o utilizzo delle aree» e «le parti tengono conto degli eventuali costi per rimozione di manufatti e bonifiche ambientali». In ballo ci sono circa 80 milioni di euro. Il Comune insomma vuole arruolare un super-avvocato esperto in materia, che segua tutte le fasi, bando e vendita: il compenso dell'incarico (fino alla conclusione della vendita e comunque non oltre il 31 dicembre» è pari a 116mila euro. «Il bando accontenta i club, ci vediamo davanti alle ruspe» non si arrende il verde Carlo Monguzzi, contro la demolizione di San Siro.
Quel che resta del Meazza, e come le società intendono «smontarlo», è nel dossier. Intanto, sarà intoccabile finchè non sarà pronto il «San Siro bis», nel 2031. Poi è prevista la totale rimozione della copertura, delle tribune del primo e terzo anello e parte del secondo e di circa il 70% delle rampe che caratterizzano la facciata esistente. La rimozione del primo anello potrà avvenire principalmente dall'interno, «non richiede interventi complessi e particolarmente invasivi». Per la rimozione della copertura metallica si procederà «allo smontaggio per fasi successive», procedendo «in modo graduale per ciascun fronte dello stadio. Questo approccio mitigherà i rischi legati alla movimentazione di elementi di grandi dimensioni». Una volta rimossa la copertura si procederà allo smontaggio delle strutture prefabbricate che formano il terzo anello: gradoni e travi a cassone precompresse. La fase conclusiva riguarderà costituite da una struttura in cemento armato ordinario. In quel che resta verrà creato un nuovo complesso commerciale, uffici e un hotel con parcheggi sotterranei, negozi di quartiere e sul sistema di terrazze aperte spazi per anziani e giovani. Il manufatto sarà separato in una serie di blocchi distinti. E i club scrivono che è una soluzione di compromesso tra demolizione e conservazione. «La salvaguardia di circa il 30% delle rampe elicoidali e di parte della tribuna nell'angolo sud-est con relativa struttura "giraffa" ed "elefante" del secondo anello. La conservazione di questi elementi che rappresentano la storia e la memoria della collettività viene rafforzata attraverso la loro rifunzionalizzazione e alla presenza delle sedi di entrambi i club e alla storia del loro stadio nonché di una serie di nuove attività commerciali».
Agli ambientalisti sembrerà forse una provocazione invece la parte che parla della «Vegetazione della memoria dello stadio Meazza».
La struttura della copertura-simbolo in acciao rosso verrà ricordata «attraverso un sistema arboreo, il cui foliage, assumendo tonalità rosse durante la stagione invernale, evoca un'impronta iconica di San Siro».Tra i nei del Meazza invece, come è emerso dalle analisi svolte dai club per la redazione del dossier, «è stata rilevata la presenza di limitate quantità amianto nei locali tecnici dell'impianto.
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