Guareschi e la doppia confessione di Peppone e don Camillo, il racconto che spiega come trovare un vero amico

Il dono di questo confessionale letterario mi aveva fatto capire, come ha scritto Fabrizio Caramagna, che "nella vita è importante avere un amico che sia, a un tempo, specchio e ombra

Guareschi e la doppia confessione di Peppone e don Camillo, il racconto che spiega come trovare un vero amico
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Mi è tornato tra le mani in questi giorni un libro che mi era stato regalato da un amico come segno di riconciliazione dopo una brutta discussione: Mondo piccolo di Giovannino Guareschi. Come dedica aveva scritto un aforisma del giornalista Dino Basili: «Sarò tuo amico se». «Lascia stare. Io sono amico nonostante». Aveva poi evidenziato una pagina dove si narra di un confessionale. Oggi voglio condividere questo dono.

Una sera, mentre Don Camillo tornava in canonica, un uomo intabarrato gli era arrivato alle spalle schizzando da una siepe e gli aveva dato una robusta suonata con un palo. «Cosa debbo fare?» aveva chiesto don Camillo al Crocifisso. «Spennellati la schiena con un po' d'olio sbattuto nell'acqua e statti zitto. Bisogna perdonare chi ci offende». «Va bene - aveva obiettato - Qui però si tratta di legnate, non di offese. Voi dovete poi tener presente che legnando me che sono il vostro ministro, hanno recato offesa a voi. Io lo faccio più per voi che per me». «E io non ho forse perdonato chi mi ha inchiodato sulla croce?». «Con voi non si può ragionare. Sia fatta la vostra volontà. Però ricordatevi che se quelli, imbaldanziti dal mio silenzio, mi spaccheranno la zucca la responsabilità sarà vostra. Comunque, potrei citarvi dei passi del Vecchio Testamento...». «Don Camillo, a me lo dici! Però, detto fra noi, una pestatina ti sta bene così impari a fare della politica in casa mia». A don Camillo una cosa era rimasta di traverso nel gozzo come una lisca di merluzzo:

la curiosità di sapere chi l'avesse spennellato. Passò del tempo e, una sera tardi, mentre era nel confessionale, don Camillo vide attraverso la grata la faccia di Peppone. Lui che veniva a confessarsi era un avvenimento da far rimanere a bocca aperta. «Dio sia con te, fratello: con te che più di ogni altro hai bisogno della sua santa benedizione. È da molto tempo che non ti confessi?». «Dal 1918». «Figurati i peccati che hai fatto in questi 28 anni, con quelle belle idee che hai per la testa». «Eh sì, parecchi» sospirò Peppone. «Per esempio?». «Per esempio due mesi fa vi ho bastonato». «È grave! - rispose don Camillo - Offendendo un ministro di Dio tu hai offeso Dio». «Me ne sono pentito, ma io non vi ho bastonato come ministro di Dio, ma come avversario politico. È stato un momento di debolezza». «Oltre a questo hai altri peccati?» Peppone vuotò il sacco. In complesso era poca roba e don Camillo lo liquidò con una ventina fra Pater e Avemarie. Poi, mentre Peppone si inginocchiava davanti alla balaustra per dire la sua penitenza, don Camillo andò a inginocchiarsi sotto il Crocifisso. «Gesù perdonami ma io gliele pesto». «Neanche per sogno! - rispose la voce dall'alto - Io l'ho perdonato e anche tu lo devi perdonare. In fondo è un brav'uomo». «Guardalo bene: non vedi che faccia da barabba che ha? Lasciate almeno che gli sbatta quel candelotto sulla schiena! Cos'è una candela, Gesù mio?». «No! Le tue mani sono fatte per benedire, non per percuotere». Don Camillo sospirò, si volse verso l'altare per segnarsi e così si trovò dietro

le spalle di Peppone ancora inginocchiato. «Sta bene - borbottò sfregandosi i palmi - che le mani sono fatte per benedire, ma i piedi no!» «Anche questo è vero - disse Gesù - però mi raccomando: una sola!». La pedata partì come un fulmine. Peppone incassò senza battere ciglio poi si alzò e sospirò sollevato: «È dieci minuti che l'aspettavo. Adesso mi sento meglio». «Anch'io!» esclamò don Camillo che aveva ora il cuore sgombro e sereno come il cielo. Gesù non disse niente, ma si vedeva che era contento anche Lui, conclude l'autore.

Il dono di questo confessionale letterario mi aveva fatto capire, come ha scritto Fabrizio Caramagna, che «nella vita è importante avere un amico che sia, a un tempo, specchio e ombra. Lo specchio non mente e l'ombra non si allontana».

Quando fa male guardare indietro e hai paura di guardare avanti, puoi guardare accanto a te e lì c'è chi ti vuole bene davvero, chi ascolta quello che non dici, chi ti accetta come sei ma ti aiuta anche a diventare chi dovresti essere, mantenendo il tuo cuore un po' più morbido rispetto alla tua testa.

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