Il sogno di Moratti è un ruolo nazionale. All'improvviso vede il "pericolo destra"

L'ex vicepresidente in tv lo ammette: oltre la Lombardia, punta al Centro

Il sogno di Moratti è un ruolo nazionale. All'improvviso vede il "pericolo destra"

«Una scelta civica lombarda». No, una nuova offerta politica che va «oltre la Lombardia». Contiene una vistosa contraddizione la narrazione di Letizia Moratti, candidata governatore del Terzo polo.

Stretta fra le ambizioni e le condizioni in cui deve muoversi, la ex vicepresidente della Regione oscilla fra il desiderio di recitare un ruolo politico di primo piano - magari nazionale - e la realtà che la vede in corsa per Palazzo Lombardia in una posizione che non è certo quella della favorita, terza - almeno in teoria - nella «griglia di partenza» dopo l'uscente Attilio Fontana del centrodestra e lo sfidante di sinistra Pierfrancesco Majorino.

Una contraddizione notevole, in un discorso così ambizioso e altisonante. Lo si è visto nelle uscite degli ultimi giorni, l'intervista al «Corriere della Sera» e l'ospitata televisiva a «La 7». Nel tentativo di spiegare la sua operazione, la ex sindaca è incerta fra il ruolo della candidata «territoriale» - che punta sulla qualità - e un discorso politico generale, che non può che andare contro il centrodestra. Questa è l'incongruenza che emerge nella sua narrazione. Moratti è stata sindaco per il centrodestra 15 anni fa, ma fino a un mese fa era lì che cercava la sua «nomination», e ora dipinge la coalizione come una sorta di pericolo pubblico. Cosa è successo? La chiusura della vertenza coi medici no vax, ripetuta in ogni dove, sembra un po' poco per spiegare questo ribaltamento di prospettiva.

L'incongruenza forse era inevitabile, in una manovra così frettolosa. Venti giorni fa Moratti era ancora la numero 2 di Attilio Fontana, anche se da alcuni mesi scalpitava alla ricerca di una nomination del centrodestra. I leader del centrodestra erano i suoi interlocutori, destinatari della sua proposta - ovviamente legittima - di candidatura. Il 30 ottobre confermava la «coerente disponibilità» offerta al centrodestra, sempre ribadita. Purtroppo per lei, la risposta non è stata positiva. Il 21 ottobre si congratulava con Giorgia Meloni per la formazione del governo. Ma anche i tentativi successivi sono stati vani. Quindi, anticipando l'imminente ritiro delle deleghe da parte di Fontana, il 2 novembre si è dimessa, quattro giorni dopo era già candidata di uno soggetto politico di opposizione e intanto - questo è il punto - ambiva a guidare l'intero schieramento di centrosinistra, velleità che solo due giorni fa ha abbandonato, con la candidatura di Majorino per il Pd.

Dopo tanta attesa, insomma, gli eventi sono precipitati e Moratti ha dovuto correre, prendere decisioni rilevanti in pochi giorni, cercare argomenti che risultassero credibili. E non ci è riuscita. «La mia è stata una scelta di civismo per la regione che amo» ha detto fra l'altro al «Corriere» due giorni fa. «Il mio progetto va oltre la Regione Lombardia - ha ammesso sabato sera a 8 e mezzo - penso sia necessario un progetto diverso che risponda a un elettorato che fa fatica». Pensa a un raggruppamento di centro? «Assolutamente sì, con tanti compagni di viaggio, penso di poter dare un contributo, null'altro» ha aggiunto.

Sarà difficile fare centro.

La politica, si sa, è l'arte del possibile, e non assomiglia affatto a un'equazione matematica eppure anche nell'approssimazione della manovra politica bisogna conservare una certa linearità, pena la perdita di credibilità. Non sempre ci si riesce.

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