La solita sceneggiata di Santoro: contratti pronti, ma fa il martire

RomaL’effetto déjà vu non è un inganno ottico, è che qui il copione si ripete uguale identico ogni anno in questo torno di fine estate. Stesso lamento, stesse domande, stessa coreografia da grande epurazione di regime e resistenza coraggiosa. Preciso come un cronografo svizzero, a metà settembre arriva inevitabile il lamento santoriano: ai miei non fanno i contratti, non trasmettono il nostro spot, chissà che succederà, chissà se Travaglio ci sarà, chissà se saremo in onda il 23 settembre.
Ci sarà, e ci sarà anche il suo amico Beppe Grillo (però solo sul digitale terrestre Play me, con un suo Woodstock grillesco), ma non basta. Michele «D’Arco» Santoro vede ovunque complotti per cancellarlo, oscurarlo, mettergli il bavaglio. Anche questo fatto degli spot, che giacciono ancora intollerabilmente sul tavolo del dg Rai Mauro Masi, fa parte dello scempio contro la sua persona. «Aiuto!» scrive al suo pubblico sul sito di Annozero. «Cari amici, sono di nuovo costretto a chiedere il vostro aiuto», perché qui ci fanno la guerra, «la redazione è tornata al lavoro da poche ore e con grande ritardo, i contratti di Travaglio e Vauro non sono ancora stati firmati e lo spot che abbiamo preparato è fermo sul tavolo del Direttore Generale». E allora si mobilitino gli uomini e le donne libere, perché non basta che di Santoro si parli ogni due giorni, una vera ossessione collettiva, ma se questi benedetti spot non vanno in onda «vi prego, come avete fatto con Rai per una notte, di far circolare questo mio messaggio tra i vostri amici avvertendoli della data d’inizio del programma». È un fatto di civiltà, una questione di democrazia compiuta che il Paese sappia quando inizia Santoro, data, ora e canale, sennò è regime. E se non c’è lo spot in Rai, Santoro si auto-pubblicizza in quanto martirizzato. È una tecnica mirabile, una nuova scienza: c’è il guerrilla marketing, il marketing virale, e poi il marketing santoriale, diabolico nella sua efficacia. Il minimo oscuramento si trasforma in doppia visibilità, se non c’è, c’è due volte, come conduttore e come conduttore oscurato. Un genio della pubblicità.
Il copione peraltro è perfetto, valevole per ogni stagione. «Cari amici, sono Michele Santoro e ho bisogno del vostro aiuto». Ancora? No, è il messaggio del 9 settembre 2009, un anno fa, fotocopia di quello di ieri. «Mancano pochi giorni alla partenza e la televisione continua a non informare il pubblico sulla data d’inizio di Annozero - scriveva allora -, perciò vi chiedo di inviare a tutti i vostri amici questo messaggio». Anche lì, la questione dei contratti non ancora firmati per Vauro e Travaglio, contratti che sarebbero stati chiusi di lì a poco. Ma quel che conta, nel protagonismo santoriano, è il racconto epico della propria egotica indispensabilità nell’informazione televisiva nazionale, e dunque ogni minimo segnale o pretesto di «censura» per vestire quei panni.
Il paradosso è assicurato: da circa quattro mesi si discute se a fine settembre Santoro sarà in onda, sì sarà in onda, sì ma con delle modifiche, sì ma con un titolo diverso, sì ma con Travaglio o senza?, sì ma non voleva ritirarsi a fare fiction?, sì ma è lui che deve decidere non l’azienda, sì insomma ci sarà. Ma il problema, per Santoro, è che non si parli abbastanza del programma, che non si sappia che è in onda, e che serva un passaparola per evitare uno zero per cento di share. Paranoia? Chissà. Schizofrenia, almeno? Sì (ma è colpa dei giornali) a giudicare da due affermazioni contrapposte.

Nella lettera ai santorini il conduttore scrive che i contratti di Vauro e Travaglio «non sono ancora stati firmati», mentre su Repubblica di giovedì si leggeva un virgolettato diametralmente opposto di Santoro: «Non mi risultano problemi, i contratti sono tutti fatti». Chissà, un altro mistero su cui far luce, per parlare ancora e ancora di Santoro. L’oscurato più visibile che c’è.

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