Prevenzione, è la parola chiave per contrastare le malattie renali. Perché i reni, questi filtri del nostro organismo, spesso si ammalano senza procurare disturbi. Quando i primi sintomi si manifestano, il rischio di dialisi o trapianto, è già dietro l'angolo. Inoltre la malattia renale è un fattore di rischio cardiovascolare: un rene che funziona male infatti, compromette anche il funzionamento del cuore e viceversa, esponendoci maggiormente allo sviluppo di malattie come infarto cardiaco o ictus cerebrale.
«La diagnosi precoce delle patologie renali è fondamentale», spiega il professor Giovambattista Capasso, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin) e professore ordinario di nefrologia, seconda università di Napoli. «Nel momento in cui ci rendiamo conto che una persona è colpita da malattia renale, a disposizione abbiamo parecchi farmaci da utilizzare e tutta una serie di altre manovre da poter mettere in atto, per evitare che la malattia evolva verso stadi finali, dove è necessaria la terapia dialitica». In Italia, come nel resto del mondo, le malattie renali sono in continuo aumento (6milioni gli italiani con danno renale, soprattutto anziani: il 40 per cento è over 70) e sono ancora troppe le persone che giungono alla dialisi e al trapianto: negli ultimi 10 anni il trattamento dialitico è cresciuto del 22 per cento (circa 50mila gli italiani in dialisi oggi) e i trapianti di rene del 78,9 per cento. Producendo, nel caso della dialisi, un costo complessivo pari a oltre 2miliardi di euro per il sistema sanitario nazionale, circa il 2 per cento dell'intero budget della sanità. Va detto che la nefrologia italiana è un'eccellenza a livello mondiale e lo è anche la rete-dialisi. La mortalità dei pazienti italiani in terapia dialitica, infatti è di gran lunga più bassa (intorno al 10 per cento), rispetto a quella degli Stati Uniti (oltre il 20 per cento). La prevenzione è indispensabile, per evitare o rallentare il danno renale.
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