Piero Chiambretti, per la prima volta in tv con i bambini.
«Però non ho fatto un programma per bambini. Ma con i bambini».
La tv dei 100 e uno in prima serata su Canale 5, domani, mercoledì, la seconda puntata.
«Di tre in totale. Poi sparisco nel nulla».
Intende che si ritira?
«Non è il mio intento. Ma di certo voglio finire la professione io prima che me la facciano finire altri».
La tv dei 100 e uno è un delizioso programma che nella prima puntata ha «vinto la serata» (16% di share, oltre 2 milioni di telespettatori), ha incassato qualche recensione critica ma è anche uscito dai soliti schemi infrasettimanali di prime serate angosciose o rabbiose o polemiche. Non è un talent, ma ha un cast di talenti che giudicano e non sono giudicati. È stato una boccata di buon umore e pure di meraviglia davanti a cento bambini che non sono prodigi ma sono prodigiosi per disinvoltura e profondità. Oltretutto è un format depositato dallo stesso Chiambretti e rilevato in parte da Mediaset, anche questa una novità nella tv sempre più spesso colonizzata da produzioni straniere. «È un progetto a medio lungo termine», spiega proprio Chiambretti che, come sempre, parla a cento all'ora. Sessantasei anni, esordio quarant'anni fa su Raiuno (con Barbara D'Urso e Gigi Marzullo tra gli altri), è diventato lui stesso un format perché ha un passo televisivo e una facilità di battuta facilmente riconoscibili ma difficilmente imitabili. Soprattutto, nel corso dei decenni ha sempre cercato di essere, come direbbe lui, «variegato», ossia di cambiare. Infatti dice: «Anche questa volta la mia missione è divertire e cambiare pelle».
Andiamo per ordine. Qualcuno dice che La tv dei 100 e uno assomigli a Chi ha incastrato Peter Pan di Bonolis.
«Lui è stato il primo ospite della mia prima puntata ma si tratta di due programmi diversi. Là c'erano 12 bambini che facevano domande, qui ce ne sono 100 che fanno uno show. Non a caso io do del lei ai bambini e del tu agli ospiti».
A proposito, chi ci sarà nella puntata di domani?
«Ci sono Greggio e Iacchetti, davvero divertenti. C'è Belén. E c'è Sgarbi che fa una lezione sulla Gioconda e si confronta con i bambini».
Si parla poco dei bambini. Ma sono la vera sorpresa.
«Nella seconda puntata si parla di Putin e Zelensky e, con i loro commenti, dimostrano di essere molto acuti, sono meglio degli ospiti della Berlinguer».
Sul Corriere della Sera Aldo Grasso ha stroncato il programma.
«Lui è il mio portafortuna, ogni volta che ha scritto male di un mio programma, poi il programma è andato bene. Ho sempre pensato che dovrebbe essere ancora più pulp nelle sue recensioni, chessò magari chiedere la ghigliottina o l'esilio dalla tv. In ogni caso, lo ringrazio della sua attenzione ma mi scuso perché non lo leggo».
Che Chiambretti c'è nella Tv dei 100 e uno?
«Per tanti anni sono stato destabilizzante, così cambio pelle e sono rassicurante».
Dopo quarant'anni di tv, cosa pensa della tv?
«Che tutti vogliono insegnarla, ma non sempre la conoscono. E che molti parlano senza conoscere i progetti».
Il suo?
«Questo format potrebbe essere diffuso anche all'estero».
Chiambretti è sempre stato politicamente scorretto.
«Ormai affoghiamo dentro il politicamente corretto. Bisogna liberarsi di questo fardello».
Molto dipende anche dai social.
«I social hanno virtualmente dilatato i 15 minuti di celebrità di cui parlava Andy Warhol. Ora siamo nella società di Instagram, che è un regno fasullo dominato dai filtri».
I filtri cambiano i connotati?
«Il filtro è il termometro di un tempo nel quale si cerca la perfezione a ogni costo».
Ma anche lei usa Instagram.
«Ma quasi sempre per cose legate ai miei programmi».
Nel suo programma, una rivelazione è stata il dinosauro Ignazio.
«Molti credono che sia uno stratagemma digitale, invece no. È gestito da due piloti e da un ingegnere del suono. In Italia, ma credo anche all'estero, non è mai stato utilizzato».
Pensa a esportare La tv dei 100 e uno?
«Dopo la prima puntata ho avuto la conferma che interessa anche fuori dall'Italia».
A chi?
«No dai, sono scaramantico e ne parlerò solo ad accordi conclusi».
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