«Era frustrante quando dicevano che spendevo e non vincevo». Massimo Moratti in outing a Coverciano: «Mai pensato di prendere Moggi, Calciopoli è stata una faccenda volgare e soprattutto una fregatura economica. Quando Platini accennò al fair play finanziario in tanti credettero che era una iniziativa rivolta verso di me. Io invece pensai che era una bella idea perché finalmente avrei smesso di mettere ogni giorno tutti quei soldi nel calcio. L’Inter è una cosa talmente dispendiosa che non la consiglierei a nessuno, figurarsi a mio figlio». Era lì per parlare ai giornalisti, tema “Il calcio e chi lo racconta”, è finita che ha parlato dell’Inter e di chi la governa da 15 anni, i primi dieci vissuti pericolosamente, gli ultimi cinque peggio, perché ora vince: «Guai se i giocatori pensassero a lasciarsi abbandonare dopo una sconfitta. L’obiettivo scudetto - dice facendo spalancare un mercato che sembrava chiuso -, deve rimanere acceso». Spendeva e non vinceva ma l’equazione inversa, e cioè vincere senza spendere, non funziona: «Attaccante? È un po’ di tempo che stiamo guardando, vediamo cosa succede, una punta per la tranquillità di Leo». Poi a microfoni spenti avrebbe aggiunto di lasciar perdere i nomi usciti in questi giorni: «Nessuno di questi».
Molto bene, l’Inter cerca una punta e rimanendo alla dichiarazione del presidente non è un nome già uscito. Il primo da scartare è Alexis Sanchez, nonostante la smentita di Carlo Ancelotti che ha escluso un’offerta del suo Chelsea di 25 milioni di euro per l’attaccante cileno dell’Udinese. Resta vivo l’interesse di Alex Ferguson che ancora due anni fa ne aveva parlato come del miglior talento in circolazione, ma nonostante tutto non l’ha mai preso, e ora costa decisamente più del milione e 700mila euro pagati da Pozzo al Cobreola cinque anni fa. Trattativa semplice, 15 milioni più un giovane della prima squadra e Sanchez arriva, ma resta un obiettivo di giugno, come il giovane Luc Castaignos, nonostante in queste ultime ore i contatti con il Fejenoord si siano infittiti. Ieri il procuratore di Luis Fabiano ha dichiarato che l’Inter non lo ha mai cercato, dieci milioni cash e suona il campanello di Appiano, la pista Maxi Lopez è poco credibile, più calde quelle che portavano a Giuseppe Sculli, e ora a Adrian Mutu. Un calciatore con quelle caratteristiche, conoscenza del campionato italiano, utilizzabile in Champions, costo relativo, ingaggio modesto, professionalità provata, gol garantiti, e più di un indizio che porta al suo nome: Sergio Pellissier. Non sarà un attaccante da prima pagina ma sembra fatto apposta per questa squadra. È al Chievo dei miracoli da otto anni, 90 reti comprese le 22 segnate nell’anno della retrocessione in serie B, ingaggio da quartiere, quattro milioni per il cartellino, a scelta un paio di giovani promettenti e la società amica di Luigi Campedelli gli consente il giusto premio: «Figurarsi se l’Inter pensa a me», ha commentato. Calciatore all’ultimo giro, 31 anni, non gli si può negare una soddisfazione simile, uno che quando sarà il momento non farà questioni a fare un passo indietro. Come quello fatto ieri da Pandev: «Goran sa che le sue prestazioni sono un saliscendi e comprende il disappunto del pubblico», ha dichiarato il suo procuratore Carlo Pallavicino.
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