La rinascita di Emma: "Ora mi spoglio di tutte le etichette"

Pubblica il cd Schiena e confessa: "Se va male, torno a fare la commessa"

La rinascita di Emma: "Ora mi spoglio di tutte le etichette"

Basta farci caso: Emma Marrone non dà (quasi) mai del tu. Ha vinto Amici, ha vinto il Festival di Sanremo e nell'ultimo tour ha richiamato quasi quattromila persone a concerto (in totale 170mila in 46 date). Però anche mentre attraversa Milano con qualche giornalista su di un pullman, e poi dopo a pranzo in periferia, è rispettosissima, lei e il suo accento salentino rispettano un tenero formalismo demodé: «Sì signora, con questo nuovo disco Schiena mi spoglio di tutte le etichette che mi sono state appiccicate». Intanto si è spogliata subito per la copertina, che ha un tocco patinato e persino internazionale: «Mi sono messa nuda come un verme di fronte a tutti. Ma è una dimostrazione di forza, non di debolezza». Perché scusi? «Perché dopo aver sacrificato per anni la mia femminilità vestendomi e muovendomi come un maschiaccio per non mettere in ombra le mie canzoni, ho pensato: e perché devo continuare ad aver paura? Non basta indossare il chiodo per essere rock né abiti da sera per cantare bene il jazz. Io sono io.

E se non andrà bene, torno a fare quello che facevo prima, la commessa o la cameriera non importa. Sono stata troppo tempo a morir di fame nel Salento per tirarmi indietro proprio adesso senza provare a fare tutto ciò che vorrei fare». Breve pausa. Respiro. Emma è una scheggia, parla a raffica: prima era emozionata, poi via a ruota libera: «Non ho paura di mettermi in gioco, questo è il concetto fondamentale di questo disco: adesso penso ad allestire un tour e intanto ho già l'iPhone imballato da nuove idee musicali, riff, ritornelli». Olé. Le undici canzoni di Schiena sono infatti un deciso passo avanti: un power pop con grandi firme (Nesli in Dimentico tutto, Niccolò Agliardi in Se rinasci, Fabrizio Moro in La mia felicità), arrangiamenti più grintosi e una batteria mixata molto “alta” (in cinque brani la suona Mylious Johnson, già con Pink e Madonna). Poi c'è la sua voce, che è più modulata e meno selvaggia e in Trattengo il fiato e Chimera regala qualche sfumatura inedita e di sorprendente dolcezza: «Cantando tanto, ho imparato a gestirla meglio.

Quando sono arrivata ad Amici (dove ora è «caposquadra» con Miguel Bosé - ndr), cantavo tre toni “sotto”: era un limite psicologico che ho faticato a superare ma ce l'ho fatta». Non per nulla il disco si intitola proprio Schiena (e il testo è della giovanissima autrice Naskà) «perché la schiena è il mio scudo protettivo: si piegherà ma non credo proprio riusciranno a spezzarla». E se uno dei brani più sorprendenti è 1,2,3 che parla beffardamente d'amore, L'amore non mi basta è un omaggio a Try di Pink «perché mi piace e non c'è niente di male a ispirarsi a un brano che ha fatto successo in tutto il mondo». In poche parole si potrà anche criticare Emma perché non è manierata a sufficienza ed evita gli arzigogoli maliziosi di chi piace alla gente che piace. Però la musica popolare è dopotutto cantata da chi, come lei, preferisce «andare incontro al pubblico, evitare i programmi televisivi di nicchia e rischiare di non essere considerata un vero artista da qualcuno».

E nel frattempo vive, senza troppi grilli per la testa, la vita di una ventinovenne che, quando ha vinto Sanremo ed è tornata in albergo alle cinque del mattino, si è sentita dire dalla mamma: «E tu a quest'ora torni? Vattene a dormire». Per realizzare i propri sogni bisogna alzarsi presto, dopotutto.

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