Amadeus vincitore morale. La gara? Ecco i top e i flop

Mahmood e Blanco convincono, Ranieri cupo, Truppi è il «panda» del Festival. Co-conduttrici da rivedere

Amadeus vincitore morale. La gara? Ecco i top e i flop

La gara ok, si vedrà stasera come va a finire. Ma il Festival di Sanremo numero 72 ha già il proprio pagellone bello che pronto, fatto di consacrazioni, rivelazioni, stecche e steccati. C'è chi vince, chi convince e chi perde ma ci sono zero pareggi perché all'Ariston è come una finale dei Mondiali e la X non è prevista.

IL VINCITORE PIÙ DI TUTTI. È Amadeus, inutile negarlo. Non a caso si parla già di un «Amadeus Quater» che conta già sul liberatorio «perché no?» del direttore Coletta. I dati d'ascolto fanno impressione tanto sono lusinghieri quindi il ritorno d'immagine e di budget per la Rai è imponente. Il caravanserraglio sanremese finora ha prodotto solo qualche polemichetta piccola così e pure il Covid si è inchinato alla sacralità dell'unico vero parlamento italiano con una maggioranza stabile da settant' anni: il Festival. Non a caso ieri, durante la conferenza stampa delle 12, Mattarella lo ha chiamato per congratularsi, roba mai accaduta prima. Ora manca solo il Papa, ma non è escluso che chiami durante la finale.

L'OSPITE PIÙ GRADITO. Sono i giovani. Ricordate fino a sette od otto anni fa quante volte avete sentito dire «basta Sanremo, chiudetelo, è uno show per case di riposo»? Parole sprecate. Oggi Sanremo lo guardano più i ragazzini dei pensionati, essenzialmente per un motivo molto semplice. Ridotta la quantità di paccottiglia travestita da super ospite, dimenticate le farfalline o le interviste a Tyson, è rimasta la musica. E la musica attira i giovani, i giovanissimi, i bambini. È vero, le superstar come Ed Sheeran o Coldplay vanno a X Factor e non a Sanremo. Ma, tanto per dire, pure loro si scordano lo streaming fulmineo di Mahmood e Blanco. Il pop è il primo linguaggio che crea comunità tra i giovani. Averlo portato a Sanremo dopo decenni di immobilismo è un merito di Baglioni e di Amadeus che donerà lunga vita al Festival.

LA STECCA PIÙ DOLOROSA. Massimo Ranieri aveva la canzone perfetta per lui, un sontuoso trampolino per i suoi carpiati vocali. E invece la sua Lettera al di là del mare è rimasta senza destinatario. Gravi incertezze nella prima esecuzione e un atteggiamento all'apparenza rassegnato lo hanno penalizzato ben oltre i momentanei demeriti.

IL «COCONCORSO» DI COLPA. Abbiamo fior fiore di coconduttrici eppure ci siamo impegolati con Ornella Muti che brava è brava, icona chi può negarlo, ma nella prima sera ha annunciato i concorrenti con lo stesso brio di una centralinista annoiata dell'Agenzia delle Entrate. Ma che colpa abbiamo noi (poveri telespettatori). Lorena Cesarini ha voluto vincere facile giocandosi la carta del «discorso impegnato» ma, a parte la magrezza ritenuta da molti eccessiva, non ha lasciato molte altre tracce e dispiace persino scriverlo. Non a caso Drusilla se le è mangiate a colazione. Maria Chiara Giannetta è stata quantomeno briosa, ma a tratti sopra le righe. Non resta che la Ferilli che stasera confermerà ancora una volta perché lei è lei e le altre co-conduttrici, beh, almeno qui le restano parecchio dietro.

ATTENTI A QUEI DUE. Mahmood e Blanco li capisci per la strada e sui social: si parla solo di loro, si canticchiano solo loro, sono il «fenomeno» di questo Festival ben oltre la possibile vittoria. Con i dati streaming dei primi giorni (già primo posto in classifica, oltre 10 milioni di views, primo e secondo in tendenza su YouTube, che volete di più) i veri Brividi sono venuti ai discografici visto che, con cifre del genere, il brano si candida già a essere uno dei più venduti dell'anno. E, se sbarcasse all'Eurovision, ha già un full di assi. Vi sembra poco?

TRUPPI FUORI DALLA TRUPPA. Salvate il soldato Giovanni Truppi, l'unico cantautore della legione sanremese. Atipico e coraggioso già dal titolo del brano (Tuo padre, mia madre, Lucia) è stato sopraffino anche ieri sera con Vinicio Capossela in Nella mia ora di libertà di De André. La sua vera vittoria sarebbe arrivare ultimo perché tanto sarà sempre fuori gara ma pure fuoriclasse.

PER ELISA. Dopo venticinque anni di carriera è la più coraggiosa di tutte: si è rinnovata, è cresciuta, non ha mai avuto barriere e, accettando la gara 21 anni dopo la prima volta, conferma di avere ciò che è indispensabile per un artista con la A maiuscola: giocare per migliorarsi e non per accontentarsi.

IL MOMENTO PIÙ TRASH. Amadeus sulla macchinina con i Maneskin passerà alla storia dei «nuovi mostri sanremesi».

Per lui (e i suoi autori) una caduta di stile, e vabbè. Per la band la conferma che neppure le scenette più folcloristiche possono intaccarne il fascino perché, alla fine, conta sempre la musica che fai e non come ti vesti per farla.

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