Trent'anni e non sentirli. Vabbé, L'Unità lo considerava il «film simbolo dell'America reaganiana degli Ottanta», in maniera ovviamente dispregiativa, ma tanto oggi chi se lo ricorda più Reagan? Mentre invece chi non riconosce Tom Cruise come una delle star più longeve del grande schermo? Tanto che è proprio grazie a Top Gun, del compianto Tony Scott, fratello di Ridley, suicidatosi in questi stessi giorni di quattro anni fa perché malato di tumore, e al suo incredibile successo con più di 350 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, che l'attore statunitense entra immediatamente nell'olimpo di Hollywood (e ancora oggi Matthew Modine si mangia le mani per aver rifiutato di recitare in un film per lui troppo militarista). Così, esattamente trent'anni dopo la prima proiezione in Italia, il 25 settembre del 1986, ecco che la distribuzione QMI/Stardust farà rivivere sul grande schermo, per tre giorni dal 26 al 28 settembre, l'avventura che ha popolato l'immaginario di intere generazioni in uno spettacolare formato 3D (presentato nei cinema statunitensi tre anni fa), per cui, si dice, sembrerà di stare davvero a bordo del leggendario F-14 Tomcat insieme a Pete «Maverick» Mitchell, un Tom Cruise con i capelli a zazzera spericolato pilota che faceva innamorare la conturbante astrofisica Charlotte «Charlie» Blackwood (interpretata dall'attrice Kelly McGillis che nel 2009 ha rivelato la sua omosessualità) sulle note di una colonna sonora memorabile che per settimane ha occupato le prime posizioni delle classifiche. All'epoca Tom Cruise aveva ventiquattro anni e, in coppia con la McGillis, fece sognare più di una generazione di spettatori sulle note del brano Take my breath away, canzone scritta e prodotta dal nostro Giorgio Moroder per i Berlin che ebbe un grandissimo successo, come il film stesso basato su un mix perfetto di romanticismo e azione che lo hanno reso un cult senza tempo.
Alzi la mano chi da ragazza non ha sognato anche solo per un attimo di fare un giro in moto con Tom Cruise/Maverich, di essere baciata con quella canzone come sottofondo o di indossare il suo giubbotto di pelle pieno zeppo di spille? Naturalmente l'immedesimazione, come ogni buon blockbuster impone, funziona allo stesso modo al contrario, con tutti i ragazzi che al grido di «Sento il bisogno, il bisogno di velocità!» - frase mantra del film - uscivano dal cinema sognando di essere esattamente come Maverick, pilota spericolato nei cieli e rubacuori da antologia in terra e in più, poi, quel pizzico di ribellione alle regole e ai superiori che tanto funziona sul grande schermo (un po' meno nella realtà).
Tanto che il suo produttore Jerry Bruckheimer sta da anni lavorando a un possibile sequel che non potrà fare a meno del suo protagonista principale: «Certo che tornerà! Non si fa Top Gun 2 senza Tom Cruise!», ha detto l'ex re Mida di Hollywood che a inizio anno si è fatto fotografare a New Orleans proprio con Tom Cruise. Così già si sa che lo sceneggiatore Justin Marks (Il Libro della Giungla) ha concluso lo script che probabilmente, come voleva lo stesso regista Tony Scott, tratterà della fine dell'aeronautica come la conosciamo, sostituita dai piloti con droni teleguidati. In un contesto come questo Tom Cruise potrebbe essere un pilota «anziano» legato all'addestramento d'un tempo che magari risulterà più efficace di quello di un computer quando ci saranno da prendere decisioni delicate che toccano i civili per evitare i cosiddetti danni collaterali all'ordine del giorno, per esempio, in Siria.
D'altro canto anche il film originale è nato dalla cronaca, da un articolo sulla rivista California del maggio del 1983 in cui si raccontava la vita dei piloti della celebre scuola d'addestramento aeronautico Naval Air Station Miramar di San Diego. Da lì il colpo di genio del produttore Bruckheimer che pensa a uno Star Wars On Earth con, al posto degli scontri tra i caccia dell'Alleanza Ribelle di Guerre Stellari e le astronavi imperiali, ora sui cieli della terra i duelli aerei tra i cattivi, ossia i russi dentro i loro famigerati Mig, e i buoni ovviamente americani.
D'altronde anche se oggi, rispetto a trent'anni fa, non c'è più il Muro di Berlino con gli ultimi colpi di coda della Guerra Fredda, non si può certo dire che la cronaca quotidiana degli interventi militari americani in giro per il mondo non dia materia narrativa per più di un remake di Top Gun.
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