Il clamore del nostro arrivo attirò quasi subito l'intera popolazione di queste terre. I più curiosi furono gli uomini, che continuavano a pizzicarci la pelle, per stimare l'adeguatezza del nostro peso e capire se potessimo essere di loro gusto.
Da lì a poco si presentò il loro cuoco, che, dopo altre vessazioni, ci fece trasferire a Nuku Hiva, dove risiedeva il Re, per essere messi a sua disposizione.
Arrivati al Palazzo di questo sovrano, che era edificato su un telaio di legno di bambù, canne secche e foglie di banano che lo ricoprivano, vi soggiornammo per quattro giorni. Allora venne deciso che saremmo stati sacrificati alla montagna delle Palissades. Il quinto giorno fummo condotti lì, preceduti da una folla di nukuhivani che danzavano di fronte a noi, in segno di giubilo. Giunti sul luogo, fummo legati con trecce di corteccia d'albero. Attendavamo che giungesse il sovrano. E infine arrivò, accompagnato dal figlio e dalla figlia, per la prima volta testimone di un simile supplizio. Questa si mostrò sensibile alle nostre suppliche, e prese a cuore il nostro terribile destino. Così volle intercedere per noi presso il padre. Fummo ricondotti al Palazzo di Nuku Hiva, con gran rammarico della folla che ci circondava, la quale vide disilluso il proposito di farci servire a un atroce banchetto.
Due mesi dopo il nostro naufragio, Robert, l'inglese, il mio compagno di sventura, sposò una nativa del luogo; io stesso, più felice, mi sposai due mesi dopo. Mi guadagnai, senza riserve, la benevolenza di Walmaiki, la figlia del Re. Lei stessa mi confessò candidamente la passione che nutriva per me, e ne parlò al padre. Qualche tempo dopo ebbi la fortuna di diventare suo consorte. La cerimonia del nostro matrimonio si tenne in alta montagna. Walmaiki fu adornata da una piccola corona composta dalle più preziose conchiglie dell'Isola, da un braccialetto prodotto dal pelame della corteccia di cocco e una veste creata con la corteccia d'albero, su cui avevano fissato, con la gommaresina, delle scaglie di pesce dorate.
Il sacerdote del Sole ci seguiva, e la processione si concluse con i capi tribù e la guardia reale.
La guardia reale era composta da cinquecento uomini armati di clave rivestite da denti di squalo e ossa di pesci.
* Il testo è tratto da: Joseph Kabris-Herman Melville, Nuku Hiva, Magog, 2022; la traduzione è di Luca Orlandini
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.