Perché in Ben Hur furono oscurati i nomi degli italiani

Sarebbero migliaia gli italiani, anche nomi diventati famosi, rimasti esclusi dai crediti del film "Ben Hur". Una cancellazione voluta che oggi, però, può essere rivendicata legalmente dagli eredi

Perché in Ben Hur furono oscurati i nomi degli italiani

Da Sergio Leone e Mario Soldati a Giuliano Gemma e Lando Buzzanca. Sono solo quattro nomi degli oltre 6500 italiani che hanno lavorato - dietro e davanti alla macchina da presa - alla realizzazione del colossal americano Ben Hur. Nessuno di loro, però, compare nei titoli di testa e di coda dello storico film di William Wyler del 1959. Dietro alla misteriosa cancellazione della presenza italiana, nei riconoscimenti della celebre pellicola della Metro Goldwyn Mayer, c'è un accordo scoperto dal giornalista Michele Bovi, autore di servizi e inchieste televisive su diritto d'autore e plagi.

All'agenzia di stampa AdnKronos, Bovi ha raccontato del patto che la casa di produzione cinematografica statunitense MGM (oggi controllata da Amazon Studios) strinse alla fine degli anni '50 con Cinecittà e con l'allora ministro delle Finanze Giulio Andreotti: utilizzare la professionalità italiana nella pellicola senza però citare i loro nomi nei titoli di testa e di coda. L'accordo omaggiò, di fatto, gli americani (che sono gli unici presenti nei titoli) ma garantì lavoro a migliaia di famiglie italiane coinvolte nella realizzazione della pellicola. Alla produzione di Ben Hur, girato interamente a Cinecittà, presero parte oltre 30mila persone tra addetti alla scenografia, produzione, confezionamento abiti e arredi. Senza considerare attori, produzione e comparse oltre 6500, che vennero pagata 3.300 lire al giorno per quattro mesi.

La ricostruzione inedita, fatta dal giornalista sulla base della testimonianza di Ferdinando Marra, che nel 1959 era un adolescente con la passione per il cinema che seguiva il padre sui set di ripresa, oggi apre le porte alle famiglie italiane, di coloro che lavorarono a quella pellicola, a una possibile rivendicazione. I crediti del film potrebbero essere infatti riscritti con i nomi degli italiani che contribuirono a rendere famoso e pluripremiato Ben Hur. Da Giulio Andreotti a Maurizio Lodi-Fé, dal principe Alessandro Tasca di Cutò a Pietro Marra. Da Mario Soldati e Sergio Leone (ingaggiati nel '58 dalla Metro-Goldwyn-Mayer per la seconda unità di regia) a Vittorio ed Elso Valentini (rispettivamente scenografo e arredatore e migliaia di altri italiani. Dal maestro Carlo Savina (che diresse l'orchestra per la colonna sonora) a Aldo Silvani, Pietro Tordi, Aldo Pini, Diego Pozzetto, i due campioni di pugilato divenuti attori Tiberio Mitri ed Enzo Fiermonte, oltre ai più famosi Giuliano Gemma e Lando Buzzanca.

Secondo l'avvocato civilista, esperto di diritto d'autore, Italo Mastrolìa - interpellato dall'AdnKronos - "anche a distanza di decenni da una produzione cinematografica è possibile rivendicare il riconoscimento dei crediti per alcuni dei protagonisti non menzionati nei titoli di coda del film". Per tutti loro ci potrebbe dunque essere nuova gloria e il riconoscimento di una professionalità tutta italiana per troppo tempo nascosta. "Soggettisti, sceneggiatori, autori della colonna sonora originale e registi - ha proseguito l'avvocato - hanno diritto di essere indicati e riconosciuti come creatori dell'opera, e possono rivendicare in qualunque momento la loro paternità. Pretendendo, altresì, che il proprio nome figuri sugli esemplari dell'opera con 'la sua qualità professionale e il suo contributo all'opera', che è il diritto di menzione". Un diritto che oggi possono rivendicare anche gli eredi dei defunti protagonisti e addirittura lo Stato italiano.

Non solo. Nei dvd, nelle pellicole e nelle locandine di Ben Hur anche gli attori minori e gli interpreti "hanno diritto a vedere indicato il loro nome nei titoli e nei crediti" - ha proseguito Mastrolìa all'AdnKronos - anche nel caso che i lavoratori dell'epoca avessero firmato un contratto con la rinuncia alla menzione. Clausole che oggi sono considerate "inefficaci e non tutelabili" dalla legge italiana.

La rivendicazione non comporta un risarcimento economico - "a meno che, osserva l'avvocato Mastrolìa, non ci sia un rifiuto indebito da parte di Amazon Studios" - ma gli interessati, protagonisti o eredi, potranno farsi avanti e richiedere la menzione nella pellicola, provando la partecipazione al film.

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