Capolavori, radiografie e documenti inediti per riscoprire il genio di Caravaggio

Capolavori, radiografie e documenti inediti per riscoprire il genio di Caravaggio

Diciotto capolavori, con prestiti clamorosi, dal San Giovanni Battista di Kansas City al San Francesco in Estasi di Hartsford. Dentro Caravaggio, la mostra che Palazzo Reale ospiterà a partire dal 29 settembre al 28 gennaio 2018 è già in rampa di lancio. L'obbiettivo è battere il mezzo milione di visitatori registrati alle Scuderie del Quirinale nel 2010, nei tre mesi della grande monografica di Stato concepita in occasione dei quattrocento anni della morte del Merisi. E proprio da quelle celebrazioni prende l'abbrivio questa nuova iniziativa. Spiega il sindaco di Milano Giuseppe Sala: «Il punto di partenza di questa mostra è l'encomiabile lavoro di ricerca svolto sulle 22 opere romane, promossa dal Comitato per le celebrazioni del quarto centenario. Abbiamo voluto proseguire quel lavoro di ricerca, effettuando le indagini su altre 12 opere, che consegneremo al mondo degli studi».

Il profilo dell'evento non sarà dunque meramente quello di una sfilata di capolavori. Verranno presentate al pubblico anche radiografie e diagnostiche, così come i documenti di più recente acquisizione sulla vita del Caravaggio. Meglio, della sua carriera romana, cominciata secondo le fonti riemerse dall'Archivio di Stato negli ultimissimi anni, non più, come si era sempre creduto, nel 1592, ma qualche anno più tardi, probabilmente nel 1596. Con l'effetto di comprimere vertiginosamente la produzione del Gran Lombardo in soli quattordici anni, e enfatizzare ancor di più l'eco dell'assordante silenzio che ci resta su tutta la sua esistenza precedente, dalla nascita milanese del 1571 al momento dell'arrivo nella città del Papa.

È la terza volta che Palazzo Reale ospita una mostra del Caravaggio. La prima, nel 1951, costituì di fatto il momento della riscoperta moderna del maestro, grazie a Roberto Longhi, e allo sbarco a Milano delle grandi tele provenienti dalle chiese romane, che oggi sono di fatto inamovibili. I prestiti allora era indubbiamente meno complessi, e prova ne è il fatto che la seconda mostra, quella intitolata Caravaggio e l'Europa nel 2005 riuscì a mettere assieme solo un gruppo ristretto di dipinti autografi. La rincorsa presa sin dal 2010, e l'impegno del Gruppo Bracco, che ha sponsorizzato le ricerche diagnostiche, consentono ora a Dentro Caravaggio ambizioni scientifiche, ampiezza e profondità di sguardo che vanno ben al di là dello spirito dei tempi e della contrazione delle risorse a disposizione per gli eventi culturali. Sarà la ritrovata grandeur milanese, sarà che si tratta certamente della mostra top del 2017, come l'ha definita lo stesso Sala, ma certamente lo sforzo organizzativo è impressionante. «Ogni prestito somiglia a un'estradizione, e un'estradizione viene più facile all'estero. A oggi le opere previste sono 18, ma potrebbero essere due o tre di più, se riusciremo ad avere il nullaosta di alcune istituzioni italiane», ha spiegato il presidente di Skira Massimo Vitta Zelman. La curatela è affidata a Rossella Vodret, che attraverso opere e radiografie si ripromette di investigare gli elementi che rendono Caravaggio il più popolare tra gli antichi maestri. «Penso al drammatico rapporto luce/ombra, ai modelli presi dalla strada, alle composizioni in primo piano. Ma anche a nuove scoperte che sono emerse dalle indagini. È da sfatare per esempio la convinzione che il Merisi non disegnasse: sulla preparazione abbiamo trovato numerose tracce di disegno, secondo la tradizione tecnica del suo tempo».

Appuntamento dunque al 29 settembre, che è poi anche il giorno in cui il Merisi è nato, nella parrocchia meneghina di Santa Maria della Passerella. Caravaggio è milanese a tutti gli effetti. L'impressione è che dopo questa mostra sarà più difficile ignorarlo.

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