Non è una biografia «romanzata», come si usa oggi: è una biografia e basta, come si usava nell'Ottocento, però d'autore, anzi «d'autrice»... Una scrittrice, Elizabeth Gaskell (1810-1865) racconta la vita di un'altra scrittrice, Charlotte Brontë (1816-1855), e lo fa ricorrendo a fonti quasi di prima mano, recandosi sui luoghi principali della sua esistenza, dalla campagna dello Yorkshire a Bruxelles a Londra e attingendo in abbondanza all'epistolario della protagonista, con un approccio che sembra soprattutto da storico, più che da narratore. Eppure, Vita di Charlotte Brontë di Elizabeth Gaskell, appena riproposto da Neri Pozza nella nuova traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani (pagg. 608, euro 25), è anche molto altro: infatti, l'autrice dichiara che la protagonista è stata una sua «grande amica» e, quindi, il lettore può subito intuire quanto la presunta obiettività storica sia relativa; relativa, cioè, al desiderio di Gaskell di celebrare il genio di Charlotte Brontë, quale si era dimostrato già in vita grazie ai romanzi Jane Eyre e Shirley, e di difenderla da certe accuse che circolavano sul suo conto negli ambienti vittoriani...
Per esempio, Gaskell insiste sulla religiosità della grande scrittrice e la tutela dal gossip sulla sua relazione con «il professore» (il suo maestro a Bruxelles), mentre indugia a lungo sui rapporti di Charlotte - che allora si firmava Currer Bell - con gli editori e i critici letterari (ai quali rispondeva per le rime). E, anche, sul suo ruolo di «protettrice letteraria» nei confronti delle sorelle, inclusa l'altrettanto geniale Emily. Il bello di questa Vita è immaginare le due amiche, donne diversissime (Elizabeth era tanto immersa nella società londinese e politicamente impegnata quanto Charlotte solitaria e ribelle), conoscersi, piacersi, chiacchierare nella brughiera che Emily ha reso immortale in Cime tempestose...
E, dopo quasi due secoli, ritrovare la passione e la cura di Elizabeth che, dopo la morte di Charlotte a 39 anni, ha fatto il possibile, con le armi della scrittura, per alimentare quell'icona letteraria che ancora oggi è sempre più amata.
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