Che bella (e romantica) la Mitteleuropa

Una grande mostra sulla pittura tra fine '700 e Giovanni Segantini

Che bella (e romantica) la Mitteleuropa

Padova. Nel cuore di Padova, negli spazi del Centro San Gaetano, si può intraprendere ora un viaggio nel tempo e nello spazio: Dai romantici a Segantini, «Storie di lune e poi di sguardi e montagne. Capolavori dalla Fondazione Oskar Reinhart» (fino al 5 giugno) è il titolo scelto da Marco Goldin per il primo dei sette capitoli che il curatore dedicherà al tema delle geografie europee, mappate attraverso le tele che hanno immortalato, tra '800 e '900, il paesaggio, i confini e ancor di più lo spirito del Vecchio Continente.

Si comincia dagli ardori romantici covati in Germania e Svizzera: le coordinate geografiche della mostra che, scandita in sei sezioni e 75 opere (quasi tutte mai viste in Italia) provenienti dalla Fondazione Oskar Reinhart, intitolata al commerciante svizzero rampollo di una famiglia facoltosa e colta, protettrice dei grandi intellettuali che transitavano per le Alpi (Stravinsky, Rilke). In una villa medievale della città di Winterthur, non distante da Zurigo, Reinhart assemblò dagli anni Venti del '900 una collezione-omaggio «alla bella pittura» non troppo contemporanea perché sosteneva è meglio non conoscere di persona gli artisti che si collezionano. Nel '51 da privata divenne una fondazione aperta al pubblico e oggi presenta 600 quadri e sculture di artisti tedeschi, svizzeri e austriaci tra '700 e '900: da qui ha attinto Goldin per raccontare la grande bellezza della natura mitteleuropea, dagli slanci romantici al simbolismo.

Il viaggio comincia dalla Svizzera dell'ultimo quarto del '700, con le cime immortalate da Caspar Wolf che, complice la suggestiva illuminazione della mostra, paiono luccicare: acque, prati, dirupi, ghiacciai, tutto è incredibilmente sublime. La natura si ammira da lontano: gli svizzeri di lingua francese guardano alla lezione romantica di Corot, quelli di lingua tedesca al realismo di Courbet. Il tour procede: vi passa in Germania, dove la natura trionfa, gagliarda. La quintessenza del romanticismo tedesco è nelle tele di Caspar David Friedrich, di cui è esposto il capolavoro Le bianche scogliere di Rügen, un quadro che merita di essere osservato da vicino: la luce è crepuscolare, in altri suoi lavori si fa lunare. Una divagazione all'itinerario geografico la offre Arnold Böclkin, l'artista di Basilea sedotto dall'Italia e dal mito: assieme a diversi altri pittori nordici residenti a Roma, fissa con il pennello un paesaggio incantato, a volte malinconico, come quello del dio Pan nel canneto. È solo una pausa: si ritorna subito in Svizzera, con i due pittori più popolari dell'800: Albert Anker e Ferdinand Hodler regalano una galleria di ritratti di vita quotidiana che è quasi una mostra nella mostra, tappa intermedia prima del gran finale tra i villaggi e le vette elvetiche, tra ghiacci e pascoli, immortalate da Giovanni Segantini e da Ferdinand Hodler, campioni del Simbolismo, e poi da Giovanni Giacometti, figlio di Alberto e magnifico pittore di luce. Il percorso termina con il grande olio su tela Sguardo verso l'infinito di Hodler: cinque donne vestite di blu paiono ergersi come le cime alpine viste nelle sale precedenti, a suggerire che il viaggio è stato fisico ed esistenziale.

Si esce dal Centro San Gaetano esaltati dal sublime di una natura incontaminata ma va trovato il tempo per un altro

viaggio nel colore e nel tempo, tra le strade di Padova: riconosciuta a luglio scorso Patrimonio Unesco in quanto Urbs Picta, è la «città degli affreschi»: oltre 4mila metri quadrati di pareti affrescate nel corso del '300.

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