Al cinema "Finché morte non ci separi", un horror scacciapensieri e tutto da ridere

Una festa di matrimonio diventa un’orgia di sangue in un film che mischia survival movie, dark comedy e horror splatter.

Al cinema "Finché morte non ci separi", un horror scacciapensieri e tutto da ridere

Diretta a quattro mani da Matt Bettinelli Olpin e Tyler Gillet (già insieme alla regia di "La stirpe del male" nel 2014), "Finché morte non ci separi" è un'horror-comedy americana continuamente sospesa tra tensione e ironia.

Grace (Samara Weaving), una giovane donna cresciuta in una casa famiglia, sta per realizzare il suo sogno d'amore e sposare Daniel, rampollo della ricchissima dinastia dei Le Domas, nota per la produzione di giochi da tavolo. I congiunti dello sposo (tra cui un'amorevole Andie Macdowell) avrebbero preferito imparentarsi con una donna di più alto lignaggio ma non lo danno troppo a vedere. Una volta pronunciato il fatidico “si”, iniziano festeggiamenti che includono un'antichissima tradizione: il nuovo membro acquisito della famiglia deve necessariamente partecipare a un gioco estratto da un mazzo di carte contenuto in una strana scatola di legno. Nessun problema con gli scacchi, la dama e simili ma il nascondino, uscito in sorte a Grace, non promette nulla di buono. La sposina capirà presto che l'unico modo per sopravvivere è fuggire.

L'unità di tempo e di luogo (la storia si svolge tutta in una notte nella magione dei Le Domas), fa quasi sembrare "Finché morte non ci separi" una pièce teatrale. Incentrato su un gioco dai risvolti terrificanti e su una galleria di personaggi folli, il racconto è semplice ma procede senza mai prestare il fianco alla noia.

Atipico, provocatorio e divertente, il film vede schierato un parterre di macchiette in lotta per la sopravvivenza: da un lato una protagonista (quasi sosia di Margot Robbie) che è una guerriera in abito da sposa e scarpe da tennis, dall'altra, invece, plurimilionari eccentrici che vogliono compiere un rito sacrificale in onore di Mr. Le Beil, loro benefattore da generazioni. Per i Dumas non si tratta di mera sete omicida, pensano infatti che sottrarsi alla procedura di satanismo domestico equivalga a morire.

La narrazione coincide con un serrato inseguimento in cui la violenza diviene sempre più estrema e ha nell'epilogo splatter il suo climax pirotecnico.

"Finché morte non ci separi" è apprezzabile laddove si propone come una forma di divertimento a suo modo sovversivo, nel senso di non ossequioso del politicamente corretto. Se invece gli attribuiamo, su suggerimento dei registi stessi, un sottotesto politico in cui si attui la critica ai privilegi di classe, ecco che va perduto uno dei maggiori pregi dell'opera, ossia quello di non prendersi sul serio.

La bizzarria conclamata, cercata e divertita, infatti, resta la cosa più apprezzabile in quello che è un divertissement

senza pretese, che accosta horror, comicità e gusto dell'assurdo dando loro, per cornice, un survival game.

Piacerà allo spettatore che al cinema voglia sorseggiare un cocktail di sangue fresco, suspense e spiritosaggine.

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