Ciufoli, un colpo di tacco contro tutte le dittature

L'attore porta in scena la storia e l'impegno di Socrates

Ciufoli, un colpo di tacco contro tutte le dittature

Roberto Ciufoli è conosciuto al grande pubblico per la sua appartenenza all'Allegra Brigata prima, alla Premiata Ditta poi; autore e attore di divertenti sketches passati dal cabaret alla televisione grazie all'intuito di Gianni Boncompagni e Giancarlo Magalli. La sua genuina bravura la si nota subito, alcuni sosterranno che è lui la mente del gruppo e quella pelata e il sorriso da bravo ragazzo di Monteverde, lo renderanno simpatico, popolare e affidabile al grande pubblico.

Nella carriera di Roberto c'è anche il teatro, quello serio, di prosa come dicono i comici impartendo una certa distanza di sicurezza. Lo abbiamo apprezzato in una riduzione per le scene della Califfa di Alberto Bevilacqua nel 2005 e poco più di un anno fa è stato diretto dal maestro Luca Ronconi in un Brecht. Oggi, porta in scena un appassionante monologo sulla straordinaria storia calcistica del Corinthians di San Paolo in Brasile, che vinse il campionato statale scendendo in campo con i numeri sulla maglietta a rovescio per protestare contro la dittatura. L'eroe di questa squadra di campioni «sovversivi» fu Socrates; suo il tentativo utopico e rivoluzionario per l'epoca di portare nello sport l'uguaglianza socialista. Lui giocava con il numero 8, l'unico visibile anche al contrario ed era famoso per il colpo di tacco: il più brasiliano dei tocchi calcistici.

Nel novembre del 1982 i giocatori filosofi della «democrazia corinthiana» scendono in campo con un'altra trovata: sulle magliette la scritta «il 15 andate a votare». Nello spettacolo si raccontano anche le reazioni della dittatura sudamericana a queste impertinenze: dei ricatti, delle pressioni, dei sabotaggi operati al piccolo giornale «il cardellino» che appoggiava le scelte della squadra. Oggi, questa politica rivoluzionaria applicata al calcio può far sorridere, ma non è proprio lo sport che stabilisce l'evoluzione fisica degli atleti? Allora bisogna occuparsi anche della loro dimensione etica e spirituale. Socrates chiamato «il dottore» per la sua laurea in medicina non curò nessuno, tantomeno se stesso: fumo e alcol gli stroncarono la vita a 57 anni.

Un calciatore entrato nella Storia con i colpi di tacco, sarà ricordato in patria anche per le rovesciate ai totalitarismi e i goal per la libertà. Applausi convinti alla generosità dell'attore e alle sue sfide recenti.

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