Mentre tiene banco la vicenda del «Pupone» Francesco Totti, bomber amatissimo che non ci sta ad essere messo da parte, irrompe sulla scena un brillante film estivo per tutti, pupini e puponi, il cui tema centrale è quello della crescita.
E dell'obsolescenza: uomini e giocattoli, il dramma è lo stesso, quando si finisce nell'angolo. Stiamo parlando di Toy Story 4 (dal 26), film d'animazione scritto dal veterano Pixar Andrew Stanton, con Stephany Folsom, e diretto da Josh Cooley.
Una vera perla della celebre saga giunta al quarto episodio, dove ai vecchi personaggi se ne affiancano di nuovi. Come l'adorabile Forky (doppiato da Luca Laurenti), forchettina di plastica riadattata a balocco e buttata nella spazzatura, sebbene ancora utile.
Se si pensa agli standard dell'animazione d'una decade fa, in questo «tetraquel» (sì, insomma: il «sequel» numero 4), non mancano le sorprese. A partire dalla trama, che segue le antiche orme di Woody e Buzz, i quali cominciano a sentirsi superati.
Perché anche i giocattoli hanno i loro sentimenti e la domanda è: come si sentono i balocchi, quando vengono buttati via? «La questione è capire a che cosa si dà importanza. Quando si regala qualcosa a un bambino, a volte uno straccetto diventa la coperta di Linus, rivestendo un'enorme importanza: l'affetto non dipende dal prezzo, ma dall'emozione del sentimento», spiega Riccardo Cocciante, che canta la struggente canzone Hai un amico in me, ricordando Fabrizio Frizzi, il presentatore recentemente scomparso, che aveva doppiato lo sceriffo Woody in Toy Story 2.
«Ho un ricordo bellissimo di Fabrizio, una persona incredibile, molto semplice e alla mano. Quando registravamo, mi chiedeva: Io non so cantare. Dimmi come fare.
Caro amico, grazie di essere stato quello che sei stato», si commuove il cantautore, il cui capolavoro Notre Dame de Paris debutterà in Cina. «Il tema della crescita mi riguarda: tanti anni fa, quando affrontai la colonna sonora del primo Toy Story, dovevo trovare un mio modo di esprimermi.
Essere artisti, maledizione e benedizione assieme, significa crescere e andare avanti. Ho osato Notre Dame de Paris, inizialmente rifiutato da tutti. Ora porto quest'opera in Cina», afferma il musicista. Sul tema della crescita Rossella Brescia, che doppia una ballerina, riflette: «C'è un tempo per ballare e uno per appendere le scarpette al chiodo».
Anche se Toy Story 4 si ripete, puntando comunque su un «climax» di alto livello, colpisce l'immissione di Bonnie, bambina sagace che trasformerà Forky in un trastullo non usa-e-getta.
A 25 anni dal suo debutto, Toy Story 4 funziona ancora e si vena d'una lieve malinconia, ma anche di una riflessione importante sul legame tra giocattolo e bambino: anche gli oggetti sono mortali. «Passavo davanti al cimitero, quando mi è risuonata in testa una domanda di Forky sull'essere più o meno vivi», celia Luca Laurenti.
Tra i doppiatori veterani della saga, Massimo Dapporto (Buzz Lightyear), racconta la trafila americana dei provini. «Negli Usa c'è un assaggiatore di voci, che non capisce l'italiano, ma che ascolta attentamente la pasta della voce. Dopo avermi prescelto, la Disney mi ha chiesto pure per chi votavo e se avevo avuto malattie importanti».
È la prassi Usa: un film per bambini non può essere veicolato da persone poco affidabili. Tra i nuovi collaboratori del «fantasy», Benji&Fede, personaggi amati dalla platea junior. «Felici di aver collaborato a questo progetto e di aver dato voce a una delle colonne sonore più importanti al mondo!», dicono all'unisono i due. In particolare Fede, il ragazzo castano della coppia, sembra in linea con la filosofia familiare del prodotto Disney.
«Sul braccio ho tatuato: Paratus sum. Vuol dire: Sono pronto. A tutte le sfide che la vita mi proporrà. E ho ritrovato la figura di mia madre nel personaggio di Woody. Lei sta sempre un passo indietro, ma provvede a tutto senza farsi notare».
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