Come spesso succede in Italia, il deux ex machina ha le sembianze del Tar. E mai come questa volta la sua improvvisa entrata in scena è proverbiale, visto che sentenzia in materia di teatro. Il Tribunale Regionale del Lazio ha infatti accolto il ricorso dell'Elfo-Puccini di Milano contro il Decreto Franceschini per lo spettacolo dal vivo (luglio 2014) che aveva previsto nuove modalità per l'erogazione dei fondi del Fus, circa 400 milioni di euro l'anno. Immediato il blocco dei finanziamenti triennali ai teatri, comprese le tranche in pagamento. La sentenza dal punto di vista politico azzoppa, innanzitutto, Dario Franceschini che qualcuno di recente descriveva come il potenziale sostituto del premier Renzi. E se la questione non fosse molto sinistra, cioè teatro di sinistra renziano contro teatro di sinistra ortodosso, avrebbe risultati deflagranti, visto che si rischia l'azzeramento di un settore con 25mila addetti e un fatturato di 3,5 miliardi di euro, in cui la programmazione a medio termine è essenziale e le stagioni si costruiscono anche con due anni di anticipo. In diverse condizioni si sprecherebbero gli scioperi, i cortei, le sfilate coi triccheballacche, si richiederebbero le dimissioni del ministro. D'altronde la riforma era partita male, malissimo nel più greve silenzio dei media schierati per la rottamazione a ogni costo, «cambiare per cambiare»: un sistema arzigogolato e bizantino, con tanto di algoritmi in pieno burocratese, varato dal MIBACT in un tentativo, paradossale, di «oggettivazione» dei parametri che però secondo il Tar rappresenterebbe di fatto «un'abdicazione al difficile ma ineludibile compito di una valutazione (percentualmente ma anche sostanzialmente) adeguata del fattore qualitativo». Il decreto aveva punito o premiato teatri e compagnie senza una precisa logica, quasi a casaccio, con stravolgimenti importanti che mettono in crisi anche realtà di primo piano.
Franceschini, come un'Ofelia improvvida, si dice fiducioso che il contro ricorso presentato al Consiglio di Stato gli darà ragione. Intanto il governo ha avuto delega per un Codice dello spettacolo dal vivo; difficilmente sarà un Franceschini/Renzi.
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