Il commissario De Vincenzi dal Duomo ai pugni di Carnera

Luca Crovi conclude la sua trilogia "apocrifa" dedicata al personaggio di De Angelis. Con un misterioso suicidio

Il commissario De Vincenzi dal Duomo ai pugni di Carnera

Se oggi il giallo italiano non è più confinato ai margini del panorama letterario e se non viene più visto con la stessa spocchia di un tempo dai colleghi della cosiddetta «alta letteratura», lo si deve anche a Luca Crovi. La sua incrollabile opera di divulgazione e l'entusiasmo con cui si è sempre battuto per conferire la stessa dignità a ogni genere letterario gli hanno guadagnato la gratitudine eterna di una vasta schiera di lettori, autori ed editori.

Il gigante e la Madonnina (Rizzoli, pagg. 192, euro 16) è il terzo capitolo di una trilogia che Luca Crovi ha voluto dedicare alla sua città, Milano. Uscito a quattro anni di distanza da L'ombra del campione e a due da L'ultima canzone del Naviglio, vede ancora una volta il commissario Carlo De Vincenzi, «il poeta del crimine», alle prese con uno strano caso di suicidio, la morte di una giovane donna che, nel 1932, si getta dalla vetta del Duomo. Una morte così anonima, per quanto teatrale, non può fare particolarmente scalpore, in una città tutta concentrata sull'evento sportivo più atteso dell'anno, un incontro di pugilato che segna il ritorno a Milano di Primo Carnera, «il gigante buono» di Sequals, Friuli, nonché eroe designato del regime fascista che lo ha da tempo trasformato nel suo testimonial internazionale.

Può sembrare strano che un autore contemporaneo esordisca di fatto nel mondo del noir scrivendo storie aventi per protagonista un personaggio creato da un altro scrittore, negli anni Trenta e Quaranta. Ma Crovi ha le idee chiarissime al riguardo. «Non ho creato un personaggio nuovo perché mi piaceva molto l'idea di poter scrivere apocrifi con un eroe così maturo e moderno come il commissario De Vincenzi. Di recente ho regalato anche una nuova avventura a Sherlock Holmes nella raccolta benefica a più voci Indaga, detective (Piemme). Mi diverto a imitare gli stili degli autori che amo e credo che mi abbiano insegnato molto sia Björn Larsson che Alan Moore, con la loro capacità di tenere vivi personaggi leggendari della letteratura». Come sottolineato da lui stesso, Crovi non è certo il primo a compiere quest'operazione. Ora che l'annunciata trilogia è conclusa, chissà cosa si inventerà. «I lettori del Giornale hanno letto alcune mie storie inedite in cui il commissario De Vincenzi incontra personaggi come Gio Ponti, Alfred Hitchcock, Ho Chi Minh. Faranno presto parte di un'antologia che comprenderà un'avventura ambientata a Sant'Eustorgio e un'altra a San Vittore, dove avverrà un incontro speciale con Antonio Gramsci».

La cosa alquanto strana de Il gigante e la Madonnina è che ne è in qualche modo protagonista Primo Carnera, così come Meazza è stato protagonista de L'ombra del campione. Eppure Crovi non ha fama di grande appassionato di sport. «Ho praticato la pallavolo per anni, da ragazzo, e ho vissuto lo sport agonistico attraverso i miei figli. Credo che le attività sportive siano perfette per raccontare le evoluzioni di un'epoca. L'Italia vinse per la prima volta i mondiali di calcio grazie a Meazza. Carnera divenne il simbolo dell'invincibilità degli italiani, ma anche della rivalsa di chi veniva da una terra povera come il Friuli. Nella mia storia, l'elemento legato ai vestiti troppo piccoli per Primo Carnera e alla sua fame atavica è un omaggio a mio nonno (originario di Aviano) che da ragazzo aveva abiti spesso strappati e che lavorava all'ortomercato prima di diventare panettiere. Meazza torna nell'episodio del crollo dello stadio dell'Inter di via Goldoni, inserito ne Il gigante e la Madonnina».

Per sette anni Crovi ha condotto su Radio2 una fortunata trasmissione radiofonica, Tutti i colori del giallo, che ha accompagnato i maggiori autori italiani e internazionali di noir nella stagione più fortunata del suo rilancio nel nostro Paese. Ciò gli è valso un'apertura di credito tra i colleghi giallisti, che lo hanno sempre considerato una sorta di memoria vivente, lo storico per eccellenza del genere.

E ora che anche lui si è messo a scrivere romanzi e non solo saggi sul genere? «Io scrivo romanzi su Milano, tenendomi nella griglia del giallo, dove mescolo gli elementi del romanzo con quelli della favola nera. Dunque, gioco una partita singolare. Molti miei colleghi scrittori si sono sorpresi che avessi anche questa voce, ma fa parte del mio modo d'essere, come le mie passioni per il fumetto e la musica».

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