La novità? Una commedia natalizia, che parla di politica e non sbarca al cinema, ma sulla piattaforma Netflix (dal 7). Natale a 5 stelle, diretto da Marco Risi, sceneggiato da Enrico Vanzina in solitaria, data la scomparsa del fratello Carlo, quest'estate, e interpretata da Massimo Ghini, Ricky Memphis, Martina Stella, Massimo Ciavarro e Paola Minaccioni, ha dovuto invertire rotta. E discostarsi dal solito cinepanettone, mettendo il pepe dell'attualità sulla trama, collaudata ma «old fashion», della commedia di Ray Cooney Out of Order, alla quale il film s'ispira.
Una farsa gradita al box office internazionale. Soprattutto dalle parti di Budapest, dove si ambienta il racconto: non a caso compare, brevemente, Rocco Siffredi, che lì vive. «Due anni fa avevamo fatto i sopralluoghi a Budapest. È stato proprio Carlo a indicare Marco Risi, suo grande amico, come sostituto per la regia», racconta Enrico Vanzina, emozionato e stanco di parlare del fratello, del cinema e di loro due. La storia parte da un incontro bilaterale Italia-Ungheria nella capitale magiara, proprio la settimana di Natale. Il premier(Ghini) vi si reca poco convinto, ma ad allietarlo penserà una deputata del Pd (Stella), maritata a un leghista geloso, ma scarso a letto (Ciavarro).
Meno male che, tra porte chiuse e aperte; un inviato delle Iene e coniugi cornuti e cornificatori, c'è il portaborse del premier (Memphis), passato da Togliatti a Fico e pronto ad attutire le asperità. Perché c'è un cadavere nell'armadioCerto, sono tutte fantasie.
Ma il premier sbaglia i congiuntivi, ha la fissa dei «cittadini» neanche fosse Robespierre e sbandiera la legalità, ma poi è pronto alle peggiori azioni. Indovina, indovinello: Ghini «fa» Conte? O un mix Conte-Di Maio? Se parla al telefono con Gigi e Matteo, saranno mica Di Maio e Salvini? E in un film marca Vanzina entra, a chiare lettere, la nomenclatura di Montecitorio.
«Perché Netflix? I signori produttori di casa nostra, sentendo parlare di politica, storcevano il naso. In Italia si fanno soltanto commedie. Eppure non si è mai parlato tanto di politica come nel 2018. Guardando il film nel 2050, si vedrà una farsa che racconta la confusione, la diversità, il nuovo modo di fare politica», riflette Vanzina. Il quale, di comune accordo col fratello, aveva deciso di non girare più cinepanettoni dopo Vacanze di Natale (1983). Però, un film natalizio, con la sua leggerezza, diventa un clic del Paese, adesso.
Marco Risi, invece, ha dovuto barcamenarsi tra il film che voleva girare lui e quello che avrebbe girato Carlo. «Una responsabilità enorme. Mi sono sentito come Billy Wilder, che teneva appeso il cartello: Come avrebbe girato Lubitsch?. Ci ho messo due mesi a chiudere il film, in nome di un amico che mi volle accanto a sé come aiuto-regista», dice Marco Risi.
Per Massimo Ghini, da sempre
nell'orbita della sinistra e del cinepanettone, «è sotto gli occhi di tutti la confusione politica che regna nel nostro paese». Ma insomma, fa o non fa Giuseppe Conte? «Se Conte torna a parlare dei conti, qualche conto tornerà», svicola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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