Ma allora non era morta. Era solo svenuta, la sala cinematografica data per defunta e che adesso sembra rianimarsi grazie agli incassi stratosferici di Avengers: Endgame. Il nuovo film della Marvel, entrato nelle sale italiane il 24 aprile, in appena cinque giorni, è già il film più visto, del 2019, nel nostro Paese. Ciò significa che nel lungo ponte di primavera complice il maltempo - le famiglie hanno affollato quel posto delle fragole dove si vedono i film alla vecchia maniera: seduti al buio, insieme ad altri simili, a condividere emozioni alla faccia di Facebook e Netflix. Per tacere del box office globale, visto che Avengers: Endgame, diretto da Anthony e Joe Russo, è il film numero 1 in 54 paesi. Il che dimostra come si possa allontanare le platee dal computer e dalle piattaforme, tese a frammentare la cultura della condivisione, per convogliarle nel luogo chiuso, ma aperto a chi voglia vivere l'esperienza comune del grande schermo. È il nuovo potere della sala cinematografica, che sempre più spesso ha la serranda abbassata e l'aria triste da fine vita? A Roma si dice «nun t'allargà», per significare che una rondine non fa primavera: non basta un filmone per cambiare il corso degli eventi. Fatto sta che la maggior parte dei multiplex, negli Stati Uniti, ha organizzato proiezioni aggiuntive all'ultimo momento, oltre la mezzanotte. Soltanto questo sabato, 2,3 milioni di persone si sono riunite nei cinema, come nei Settanta e negli Ottanta, ai tempi dell'impatto stellare di Star Wars, con i più giovani goduti a far la fila e a pagare un biglietto, alla maniera dei genitori. La sala torna dalle parti del business, come si augura Steven Spielberg, fiero oppositore hollywoodiano dello streaming? La questione è tanto più importante, quanto più si accende il dibattito intorno ai film da competizione. Intanto, Cannes quest'anno scansa Netflix e quest'estate, cinema aperti col solleone con Moviement. «Non posso spostare masse dalla spiaggia in sala. Ma una prima a Mondello, con pane e panelle della Mafia uccide solo d'estate, è un sogno», afferma Pif, testimonial della campagna Moviement.
«Incassi monumentali di Avengers? È la dimostrazione che la sala non è morta. Qui parliamo di un film-evento. Ma ciò dimostra che quando c'è un film che merita, in sala ci si va. Alla fine, anche i film Usa fanno bene al cinema italiano. Il trend resta la modificazione di come si vedono i film in sala. Conto su un boom del genere per il film di Checco Zalone, a gennaio», dice Giampaolo Letta, ad di Medusa. Anche per Enrico Lucherini, inventore del lavoro da press-agent, potrebbero tornare le maratone al cinema, come ai tempi del cineclub. «Credo possa esserci un ritorno della sala, anche se le tv private vanno forte e Netflix è seguita. Non ho visto Avengers: Endgame: quello, per me, non è cinema. È follia! Uno si diverte anche con Ben Hur, se è fatto bene», spiega l'addetto ai lavori.
Per Carlo Verdone, al lavoro sul suo prossimo film con Giovanni Veronesi, «la perdita della sala è un grande dolore». Tuttavia, egli dichiara: «Non so se i giovani capiscano tutto questo. Per noi, il cinema è il luogo della condivisione. Ma ora la condivisione è soltanto in Rete, con i like e le foto. È un peccato che la gente non voglia più stare insieme, ma non sono d'accordo nel dire che se un film va su Netflix, non va a Cannes. Se tu vuoi l'anima, tuttavia, devi andare al cinema, in sala. Il cinema in sala deve mantenere la sua anima, ma dev'esserci un film fatto bene».
Non a caso, gli studi di Hollywood si stanno attrezzando per fornire film sempre più appetitosi: la Disney apparecchia i nuovi adattamenti dei classici Aladdin e Il Re Leone, in vista dell'estate, e il capitolo finale di Star Wars per Natale. È chiaro che tale tendenza «Indiana Jones» non prescinde da una realtà audiovisiva assai mutata. Per Massimo Boldi, sul set di Dissolvenze, film da festival (andrà a Berlino), «succede che stanno cambiando le generazioni. È cambiato il modo di relazionarsi.
Ma andare in sala mi fa sentire italiano, mi fa provare senso d'appartenenza. Da collezionista di cinema ho donato alla Cineteca di Milano 1000 pellicole in 35 mm. E possiedo 1.500 pellicole in 16 mm., provenienti dagli oratori della San Paolo Film la pellicola e la sala sono oro»
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