Un criminale con le stimmate: Christian è la nuova serie di Sky

Una serie unica nel suo genere che miscela i temi della religisotà al crime più puro. Christian è la nuova scommessa di Sky. Debutta (anche in streaming) dal 28 gennaio

Un criminale con le stimmate: Christian è la nuova serie di Sky

Temi forti. Una storia inusuale ma di grande attualità. Un racconto sporco, cupo e violento ambientato nella periferia di Roma. Queste sono le caratteristiche principali di Christian, la nuova serie italiana di Sky creata da Valerio Cilio, Enrico Audenino e Roberto Cinardi, che arriva anche in streaming su NowTv dal 28 gennaio. Una serie tv che non passa di certo inosservata e che conferma la voglia, da parte di Sky, di investire in storie di spessore così da poter coinvolgere una platea sempre più ampia di telespettatori.

Il 2021 è stato un anno di grandi successi, non solo per il capitolo finale di Gomorra ma anche per la miniserie di Anna (che ha raccontato la pandemia dei giovani) e per il racconto nazional-popolare di Muccino con A casa tutti bene. Il nuovo anno si apre subito con un’ottima novità. Christian, serie in 6 episodi (di cui abbiamo potuto dare un’occhiata in anteprima) segna un altro passo in avanti per la fiction italiana di qualità.

Liberamente ispirata a "Stigmate", graphic novel di Claudio Piersanti, nel 2013 è stato realizzato un cortometraggio dal regista de Lo Chiamavano Jeeg Robot. 13 anni dopo il progetto diventa una serie tv. Christian, però, ha avuto alle spalle un percorso lungo e travagliato prima di approdare nel piccolo schermo. Il progetto in sé era nato nel 2012, ma ha subito diverse battute d’arresto. Spalleggiato fin dall’inizio dalla Lucky Red, è con l’interesse da parte di Sky che la serie è diventata una realtà. Cast tutto italiano per un racconto in bilico tra realtà e finzione, tra crime drama e racconto dalle sfumature soprannaturali. Una serie tv che è una vera scommessa, vinta fin dalle prime battute.

Un criminale con le stimmate, la trama di Christian

Edoardo Pesce, attore romano che ha vinto un David di Donatello come attore non protagonista in Dogman di Garrore, debutta come protagonista assoluto della nuova serie di Sky. Il suo Christian è un uomo di quarant’anni senza un passato e senza un futuro che lavora per conto di Lino (Giordano De Plano), boss di una Città-palazzo alla periferia più estrema di Roma. Costretto a vivere ai confini dell’illegalità, sogna di trovare un posto migliore per se stesso e per sua madre (Lina Sastri), malata di alzheimer.

La vita di Christian peggiora sensibilmente quando sulle sue mani appaiono due stimmate. Senza nessuna spiegazione alcuna, il giovane comincia a manifestare strani poteri salvifici. Riporta in vita Rachele (Silvia D’Amico), la sua giovane vicina di casa, e arriva a un punto di rottura con il boss del quartiere. Nello stesso tempo, Christian cerca di andare a fondo a questo evento unico e raro, tanto da finire nel mirino di Matteo (Claudio Santamaria), un postulatore del Vaticano dai metodi poco ortodossi. La ricerca di una verità, conduce Christian a un nuovo corso della sua vita e – forse – dell’umanità stessa.

Quando Gomorra "incontra" la religiosità

A un primo episodio poco esaltante, dal ritmo lento e cadenzato, fa seguito un secondo che permette alla storia intrecciare a sé una vicenda dal grande fascino e dove niente è ciò che sembra. Recitata in dialetto romano, con una regia cupa e un’ambientazione tetra e asfissiante, Christian regala al pubblico un violento pugno nello stomaco, tratteggiando i contorni di una vicenda dove non ci sono vinti né vincitori, e dove non esiste nè il bene né il male. Un racconto che mette in scena una storia umana di un uomo derelitto, costretto a scendere a patti con se stesso pur di continuare a sopravvivere in una realtà che chiede sempre di più.

Christian non è un personaggio positivo, è un anti-eroe a tutti gli effetti. E’ un criminale che si trova costretto ad affrontare un dramma umano di forte intensità, che sconvolge tutta la sua intera esistenza. Prima è al servizio di un boss che spadroneggia in un non-luogo in cui vige solo la legge del più forte, poi diventa un uomo che predica la fede in Dio. Un potere, più che un dono, che permette di raccontare tutte le incongruenze della religiosità. Credere ai miracoli o condannarli come blasfemia? La storia di Christian cerca di rispondere (a suo modo) a questa annosa domanda.

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Claudio Santamaria, predicatore accecato dalla fede in Dio

In contrapposizione al personaggio interpretato da Edoardo Pesce c’è quello di Matteo. Claudio Santamaria, qui appare con il volto sfigurato, è un uomo lugubre e calcolatore. Sopravvissuto a un incidente d’auto quando era un bambino, oggi ha deciso di dedicare la sua vita alla fede in Dio. Cerca tutte le sue manifestazioni e "rincorre" i miracoli, veri o presunti che siano. Un personaggio pieno di luci e ombre. Non è il classico villain, ma un uomo che sfrutta la sua intelligenza solo per raggiungere i propri scopi: ovvero confutare l’esistenza in Dio e la sua fede. Per Matteo non è facile, tanto da essere costretto a usare metodi poco ortodossi.

Perché vedere "Christian?"

La serie di Sky è una vera e propria scommessa, almeno per la tv italiana. Racconta una storia non facile da digerire. È violenta, è sboccata, è lugubre e fa timore, ma è anche una storia umana che mette in mostra tutte le vie più oscure della religione, evidenziando quanto può essere infinito il potere della fede. Può colpire tutti, anche un uomo come Christian che di fatto è senza redenzione. È da vedere perché è una serie originale sotto tutti i punti di vista, sia recitativo che registico; è da vedere perché è una serie che scuote nel profondo l’animo dello spettatore, rivelando il lato più oscuro e meno magnanimo della fede in Dio.

Un "irresistibile Cristo di periferia raccontato con toni pulp"

È Sonia Rovai, il director scripted di Sky Italia, che apre l’incontro stampa virtuale con i giornalisti, confermando che la serie di Christian è "un progetto particolare in ogni senso". Un dettaglio che si nota fin dal primo episodio. "Abbiamo prodotto un thriller profondo, diverso dagli altri - aggiunge -. Una serie visionaria che si interroga su temi importanti senza mai dimenticare di divertire e di intrattenere il pubblico. Siamo sicuri che lascerà il segno".

Il regista afferma invece: "Pur partendo da una base crime, non ci troviamo a davanti a una serie come Gomorra. Il realismo è stato il primo strato della nostra narrazione.

Ma su quello si innescano altri componenti, come quello di creare un linguaggio unico e personale". Infine sul discorso torna Sonia Rovai che "si augura che il pubblico si immerga in Christian, facendosi coinvolgere dal mondo che abbiamo costruito e che siamo contenti di poter presentare".

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