Ehrlich e quel dolore curato con "Il conforto della vastità"

La scrittrice si è rifugiata in Wyoming dopo la morte del compagno. Immergendosi in un mondo selvaggio

Ehrlich e quel dolore curato con "Il conforto della vastità"

La gente dell'Ovest, scrive Gretel Ehrlich, è di poche parole. «La struttura della frase è ridotta alla sua essenza». Anche Gretel Ehrlich è di poche parole: il suo Il conforto della vastità è lungo soltanto 138 pagine, eppure non sembra mancare di nulla. La vastità del titolo è quella del Wyoming, uno degli stati ancora selvaggi dell'America, un luogo dove il mito del West e il codice d'onore dei cowboy significano ancora qualcosa. È in Wyoming che Ehrlich, nata nel 1946 in California, si rifugia, dopo che l'uomo della sua vita muore, a trent'anni, lasciandola senza più voglia di lavorare in mezzo al cemento, di affrettarsi tra la folla della città. Via. È il 1976. Tre anni dopo inizia a scrivere questo libro, nel 1985 lo pubblica in America ed è l'inizio di una carriera letteraria in un genere, quello naturalistico/paesaggistico, nell'ambito del quale ha ottenuto il riconoscimento dalla «regina» Anne Dillard, e ha vinto un Pen Thoreau Award e un Whiting Award.

Ora Il conforto della vastità arriva in Italia, insieme alla voce dell'autrice, prima mai tradotta, grazie a Black Coffee (euro 16; in libreria da oggi). Ci sono pagine meravigliose di vita in mezzo alle pecore, a seguire mandrie, a parlare con uomini che non parlano, a resistere a temperature polari e a insetti voraci nel caldo, a commuoversi per un vitellino appena nato e a ridere di film di cowboy con un cowboy, vero, accanto.

Basta leggere il brano in questa pagina, tratto dal capitolo «Sugli uomini», per rendersi conto di quanto la scrittrice sia riuscita nel suo intento: «Comporre pagine che fossero il più possibile simili alla terra: gli agenti atmosferici le avrebbero sferzate senza pietà; la luce ne avrebbe evidenziato le verità più scomode; il vento avrebbe spazzato via ogni chiacchiera ottusa». Pagine in cui la fatica è tenerezza, sul pietrisco si costruisce la massicciata, e il dolore ridiventa vita.

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