Da Elton John a Miley Cyrus tutti cantano i Metallica

I big del pop reinterpretano il potente "Black Album". A conferma che sono cadute le barriere tra i generi

Da Elton John a Miley Cyrus tutti cantano i Metallica

E chi l'avrebbe detto? Tutti cantano i Metallica. Ma proprio tutti, persino Elton John che musicalmente è distante anni luce, o meglio decenni. E poi Miley Cyrus, Dave Gahan dei Depeche Mode e un'altra cinquantina di stelle piccole o grandi del pop, del rap e più o meno di ogni altro genere musicale in circolazione. Sono loro i protagonisti di The Metallica Blacklist Album, una sorta di tributo del pop mondiale agli eroi dell'heavy metal. Bello, bellissimo, anzi epocale. Tra pochi giorni, il 10, uscirà la versione rimasterizzata del disco più celebre di questa band heavy metal di San Francisco, quello uscito trent'anni fa esatti e chiamato Black Album perché non aveva titolo ma solo una copertina nera. Quando uscì aveva buone aspettative sul mercato, ma andò al di là di ogni speranza al punto da essere oggi il disco che negli ultimi trent'anni ha venduto più di tutti, ossia circa trenta milioni di copie (dati Nielsen Soundscan).

A dare il «la» a una delle più sonore rivoluzioni della musica è stato il primo singolo di quel disco, ossia Enter sandman, un brano di straordinaria potenza ma anche «accettabile» dalle radio. Era metal ma non troppo. E aveva, grazie a Bob Rock, una produzione praticamente perfetta, ossia piena ma rotonda, non spigolosa, capace di arrivare anche al pubblico più ostile, quello che il rock duro mai, l'heavy metal è da fracassoni per carità, eccetera eccetera.

Dopotutto era pure il momento perfetto di passaggio tra gli anni Ottanta e i Novanta, tra i New Romantic e l'elettropop e il rock più muscoloso con Guns N'Roses e Aerosmith davanti a tutti. Pochissimo dopo esplose il grunge di Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains, Stone Temple Pilots e Soundgarden, poi arrivò l'onda lunghissima del rap.

Il Black Album uscì a metà agosto del 1991. E quando i Metallica arrivarono al Monsters of Rock di Modena a settembre si capiva già che qualcosa era cambiato e che il «thrash metal» dei quattro musicisti americani stava diventano un fenomeno popular. Figurarsi quando uscì il singolo Nothing else matters, una ballatona malinconica e strapotente: è diventato un classico in tempo reale e, non a caso, è proprio quello che ha convinto Elton John a cantarlo con Miley Cyrus e altri, compreso il batterista dei Red Hot Chili Peppers, Chad Smith. Ma ovviamente non sono gli unici in questo Blacklist Album che è senza dubbio uno degli eventi di quest'anno zoppo della musica. Ci sono St Vincent, una polistrumentista americana che suonava con il minimalista Sufjan Stevens. C'è il colombiano Juanes, ci sono i rocker alternativi Weezer e Corey Taylor degli Slipknot, l'eroe sudamericano del reggaeton J Balvin, la coppia di chitarristi messicani Rodrigo y Gabriela, il barbuto cantautore americano Chris Stapleton, i rockettari alternativi scozzesi Biffy Clyro e gli inglesi Royal Blood per arrivare a Dave Gahan ossia la voce dei Depeche Mode nonché testimonial di un mondo distante e distinto da quello dei Metallica. Insomma in Blacklist Album è rappresentato tutto l'arco costituzionale della musica, da destra a sinistra, dall'hard rock dei Ghost alla sensibilità del cantautore di origini ghanesi Moses Sumney.

Per dirla tutta, trent'anni fa un disco del genere era inimmaginabile. La musica leggera popolare era ancora una guerra per bande: i metallari «contro» i dark, i punk «contro» i poppettari, i cantautori contro il rock e via elencando in una costante contrapposizione, una lotta perenne tra guelfi e ghibellini che creavano sottoculture capaci di distinguersi per abbigliamento, punti di riferimento culturali e abitudini di ascolto.

Oggi è tutt'altro.

E questo Blacklist Album lo conferma: nella musica sono caduti i muri. Non ci sono più barriere. Non esistono più i generi musicali che una volta diventavano bandiere esistenziali. Perciò l'emblema di un (riuscito) estremismo sonoro come i Metallica può entrare nel repertorio di Elton John.

Un passo in avanti da gigante, se non altro perché se Elton John avesse suonato trent'anni fa davanti al pubblico dei Metallica sarebbe stato come minimo fischiato. E una conferma che finalmente la musica torna a dividersi solo in due categorie: quella che ti piace e quella che no. Tutto il resto è superfluo.

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