In questa fase siamo tutti rimasti un po' a digiuno di sport vero. A partire dal calcio. È un vuoto difficile da riempire. Però alla fine la cosa che più affascina dello sport sono le storie che ci sono dietro, che non si esauriscono mai nei novanta minuti più recupero in campo.
In questo senso la serie che è appena approdata sulla piattaforma Netflix potrebbe fare per voi e alleviare in parte la mancanza di veri calci dati al pallone. Si chiama The English Game e racconta il football delle origini, o meglio il calcio di quando è diventato davvero calcio. Perché, sì l'antico antenato comune del moderno calcio e del rugby lo si può trovare nel calcio storico fiorentino (figlio a sua volta dell'Harpastum romano), tuttavia il gioco che conosciamo noi è nato a Londra, poco dopo la metà del XIX secolo, quando un gruppo di ex studenti delle migliori scuole e università inglesi decide di codificare un regolamento unico per regolamentare i giochi con la palla tipici di ogni istituto, e spesso profondamente diversi l'uno dall'altro. Nel corso di una famosa riunione alla Freemason's Tavern, nell'inverno del 1863, vengono stabilite, dopo numerose e combattute votazioni, le regole di quello che a tutti gli effetti è un gioco nuovo e unico. Undici contro undici, al portiere sarà consentito toccare il pallone con le mani, gli altri dovranno farlo soltanto con i piedi, e sono banditi sgambetti e placcaggi.
Ovviamente si trattava di un gioco molto aristocratico, come lo era la Football Association che lo praticava. Per un ventennio nella coppa d'Inghilterra i club londinesi pieni di old boys delle migliori scuole spadroneggiarono. Poi qualcosa cambiò, ed è proprio questo cambiamento ad essere raccontato in The English Game. Negli anni Settanta del XIX secolo il gioco ha ormai preso piede tra le classi popolari ed è spuntato un vero talento. Di mestiere fa il tagliapietre a Glasgow e si chiama Fergus Suter (1857-1916). Rispetto ai giocatori dei club di Londra, tutti ragazzoni robusti e propensi al gioco coriaceo ha capito due concetti fondamentali. Il primo è che la palla è meglio passarla il più possibile, il secondo è che non è detto che sia meglio ammucchiarsi tutti nella stessa zona del campo. Questo suo nuovo stile, importato a sud nella squadra del Darwen darà un bello scossone al gioco. E romperà gli equilibri, inscenando anche una vera e propria lotta di classe calcistica.
Da un lato squadre come il Darwen, di estrazione tra il proletario e il borghese, dall'altro squadre come gli Old Etonians formate in toto da ex studenti dell'Eton college. Il calcio diventa così un terreno dove l'alto e il basso si mischiano. Non senza qualche fallaccio o contrasti sulle regole... Per un ricco signore come Arthur Kinnaird (il capitano degli Old Etonians), pagare qualcuno per giocare è un sacrilegio. Ma per chi deve lavorare dieci ore al giorno e ha un talento calcistico lo sembra un po' meno.
Il risultato finale è una serie molto british che si guarda volentieri e che si porta dietro un po' del fascino di film come Fuga per la vittoria (anche se qui manca un fuoriclasse come Pelè) o Invictus (anche se l'opera diretta da Clint Eastwood è ambientata nel mondo del rugby). Qualche errore storico, in The English Game c'è, va detto, ma alla fine lo spirito dei pionieri del calcio è trasmesso bene, e i costumi sono perfetti. Ciò che fa la differenza, comunque, è la capacità di trasmettere il senso di passione per il gioco, che era splendido anche quando si scendeva in campo indossando delle maglie di lana a righe e calzoni tenuti su con le bretelle. Una delle scene più belle è quella in cui la gente di Darwen aspetta che i risultati della squadra del cuore, a partita in corso, arrivino via telegrafo...
Linea, punto, linea: altro che telecronaca!Dopo essere tornati alle origini, speriamo di vedere al più presto di nuovo tanto sport vero, che magari sarà oggetto di fiction tra cent'anni. Tema: gli eroi dello sport dopo la grande epidemia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.