Angelo CrespiIl rapporto tra artisti e denaro non è mai stato facile fin dall'antichità. Michelangelo che era un vero taccagno si lamentava dei committenti (re e papi), ma fu pagato lautamente. Con lui, Raffello e Tiziano. Insomma, se si trovava il mecenate giusto, o si aveva la fortuna di diventare pittore di corte (vedi Velazquez), i soldi non erano un problema. Diventano un problema e un'ossessione nella modernità, quando sull'onda della bohème l'artista o è povero, come Modigliani, o deve ingraziarsi il mercante di turno come fece Picasso con Ambroise Vollard. Già... il mercante. Nell'epoca della globalizzazione e della finanziarizzazione è infatti il mercato a dettar legge (non più la bellezza), e se un tempo l'arte costava perché valeva, oggi spesso vale perché costa. In questo modo, si può valutare e apprezzare commercialmente il concettuale che spesso è solo un'idea, per esempio il Fiato d'artista di Piero Manzoni ovviamente svanito...Per far chiarezza sul tema, soccorre un piccolo libro scritto in doppio dal nostro collaboratore Luca Beatrice, critico d'arte, e Giuseppe Berta, economista, dal titolo Money. Arte, economia, globalizzazione (Corraini, pagg. 136, euro 24) in cui si racconta il perverso rapporto tra soldi e quadri partendo dalla Parigi di fine '800 riconosciuta capitale delle avanguardie, passando per New York City capitale delle seconde avanguardie e della pop art, e arrivando nel Far East dove le megalopoli asiatiche Hong Kong, Singapore, Shangai sono il teatro dell'art system contemporaneo tra musei, gallerie, fiere, magnati e collezionisti. Un libro illustrato che ha il pregio di mostrare, e raccontare, le opere che icasticamente rappresentano il mercimonio dell'arte contemporanea. C'è spazio per i dollaroni di Warhol, ma anche per l'Half dollar di Franco Angeli, oppure per la Venus axu dollars di Arman, uno splendido busto femminile classicheggiante in plastica trasparente, riempito di sonanti verdoni, o il teschio tempestato di diamanti di Damien Hirst...Non meno interessante, la parte dedicata ai record di asta.
Centinaia di milioni di euro per acquistare le icone mitiche della modernità (per esempio Munch e Giacometti e Van Gogh), ma anche per i bestseller dell'odiernità, tanto che nei giorni scorsi Gerhard Richter, ancora vivente, si è detto francamente imbarazzato per i valori raggiunti dalle sue tele (30 milioni di euro). E se lo dice lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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