Roma. Parte da un'idea molto fascinosa La stranezza di Roberto Andò presentato ieri alla Festa del cinema di Roma, e cioè immaginare come possa aver preso forma nella mente di Luigi Pirandello la sua opera capitale, Sei personaggi in cerca d'autore. Il regista siciliano, che ha scritto il film con Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, gioca con la realtà ma anche con la finzione più suggestiva per riportare Pirandello in Sicilia nel 1920 per l'ottantesimo genetliaco di Verga. Un po' di verità prima dell'invenzione con l'arrivo a Girgenti dove, la notizia della morte della balia amata, gli farà incontrare due becchini, Nofrio e Bastiano, che si dilettano a fare teatro. Incuriosito dal fascino singolare dei due, Pirandello spia le prove e assiste alla prima della loro nuova farsa.
Un anno dopo, al Teatro Valle di Roma, la prima rappresentazione di Sei personaggi in cerca d'autore che finisce, come è noto, con lo scontro, anche fisico, tra ammiratori e detrattori che urlavano «manicomio, manicomio». Una sequenza girata nel vero Teatro Valle chiuso ormai da troppi anni per ignavia burocratica: «Bisognerebbe prendersi cura di un luogo simbolico così importante», dice il regista.
Per rendere efficace tutta questa costruzione narrativa, Roberto Andò ha fatto le scelte più avvedute affidando il ruolo di Luigi Pirandello a Toni Servillo e quello dei due becchini a Ficarra e Picone poco inclini a farsi dirigere da altri registi. La compagine degli attori dà poi il senso anche di che cosa significhi fare teatro in Italia con interpreti come Aurora Quattrocchi, Giulia Andò, Donatella Finocchiaro, Galatea Ranzi, Fausto Russo Alesi, Luigi Lo Cascio e Renato Carpentieri nel ruolo di Verga.
Ne è venuto fuori un film leggero e salutare per come riesce a tenere insieme dramma e comicità innervati nelle tavole del palcoscenico rese vive dalla regia fluida. Così ecco che il Pirandello di Servillo, dice Roberto Andò, «è straordinario ma lontano da qualsiasi monumentalità, è inquieto, geniale ma anche simpatico. Nel film incontra e si ritrova con un mondo popolare». È d'accordo lo stesso Servillo che sottolinea come «abbia trovato affascinante l'idea di sottrarre Pirandello ai cliché della pesantezza artistica, lo scrittore è ritratto in un momento cruciale della sua vita quando si mette in ascolto di questi strani personaggi che incontra e che contribuiscono a fargli mettere a fuoco i suoi Sei personaggi».
Quasi tutto nasce da una rara biografia di Luigi Pirandello curata da Gaspare Giudice e trovata da Andò su una bancarella: «Da subito abbiamo iniziato a entrare in armonia con ciò che era stato scritto racconta Valentino Picone nel film ci sono aspetti sia divertenti che drammatici. Il bello è che ci sono tanti livelli, uno può rimanere sullo strato più superficiale oppure addentrarsi nei meandri di Pirandello». Salvo Ficarra che, durante gli incontri con la stampa, è stato un fiume in piena di battute improvvisate, ricorda che bisogna sempre pensare al pubblico perché «ogni suo atto di fiducia nel venirti a vedere deve essere ripagato con onestà e con impegno».
La stranezza, da giovedì prossimo nelle sale, è un titolo anche realistico perché è il primo lungo-metraggio di finzione prodotto insieme da Medusa e da Rai Cinema che hanno
così aiutato i produttori Attilio De Razza e Angelo Barbagallo a completare il progetto. Una stranezza che Ficarra commenta a modo suo: «Quando il film arriverà in tv, il primo tempo andrà su Rai 1 e il secondo su Canale 5».
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