Frank Denota e l'underground tra New York e l'attualità

Emanuele Beluffi

Ha vissuto i formidabili anni '80 dell'arte newyorkese: Madonna, Kaith Haring, Andy Warhol e il grande Leo Castelli. Lui li ha visti da vicino. Frank Denota (nato a New York nel1967, è figlio di immigrati che negli anni '50 lasciarono l'Italia per gli Usa) vive quell'epoca irripetibile, l'undergound newyorkese del writing e del graffitismo, lo assorbe e lo abbandona (ma non del tutto) per intraprendere una strada più personale, dove i riferimenti alla pop e alla street art si accompagnano a reminiscenze europee riconducibili a Monet, Picasso e Degas, riconosciuti come propri padri putativi. Ora Denota sbarca a Lodi con una retrospettiva (The latest ten years. From 2009 to 2019) a cura di Francesca Barbi Marinetti, inaugurata presso Bipielle Arte negli spazidi Fondazione Banca Popolare di Lodi.

La mostra è un'antologica i cui marchi di fabbrica sono la ricorsività del soggetto e l'uso dello stencil (secondo tradizione pop e street) e la pratica della pittura: un modo, lo diciamo per chiosare Benjamin, per rendere «unica l'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica».

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