Venature di rovere e frassino solcano il faccino impunito di Federico Ielapi, piccola star nei panni di Pinocchio, che proprio per quelle colature legno su legno, su pavè di betulla chiara, imprime un'aura malinconica al personaggio. È uscita proprio ieri la prima foto di Ielapi-Pinocchio e non si tratta di effetti digitali, bensì di trucco da alto artigianato. Francese, stavolta: è Mark Coulier il «make-up artist», che ha realizzato Harry Potter.
Matteo Garrone, per Pinocchio, punta su una marionetta senza fili, più vera del vero. È l'eterno duello tra i due bravi ragazzi del nostro cinema: Sorrentino e Garrone. Chi sceglie il Papa (The Young Pope in lavorazione) chi il burattino dal naso lungo quanto le sue bugie: contemporaneo e vero. «Sono felice di aver collaborato con un grande artista come Mark Coulier. Sapevamo di non voler ricorrere a tecniche digitali nella creazione dei personaggi di Pinocchio e ci siamo affidati a Mark, che grazie allo speciale make-up è riuscito a restituire la magia e insieme il realismo delle creature immaginate da Collodi, sorprendendoci e trasportandoci in un'atmosfera fiabesca. Speriamo che quello stesso stupore arrivi al pubblico, e soprattutto agli spettatori più piccoli», dice Garrone, che a 6 anni disegnò il primo «storyboard» del film. Una favola in sala a Natale, distribuita da 01, che ha testato la seduzione di Pinocchio: nelle prime 24 ore del lancio in Rete, il trailer è stato il contenuto video più visto e commentato della Casa distributrice. Dopo problemi finanziari e vari stop, finalmente il regista di film inquietanti, dona al suo pubblico un film a lieto fine, che scalda il cuore ed esce quando tutti sono più buoni. Burattini, volpi e gatti abbondano nel cine-adattamento del romanzo di Collodi, pubblicato sul Giornale per i bambini nel 1881, ristampato in volume nel 1883 e accettato come horror per i più piccoli.
«È raccontato in modo contadino, pieno di povertà e di violenza. Ma sarà un film per bambini e per grandi. Un film per tutta la famiglia, spiega Garrone, che affronta tale sfida sapendo che la fusione di reale e fantastico non è di facile conseguimento. Il libro è stato oggetto di interpretazioni critiche discordanti: alcuni hanno visto in Pinocchio la rappresentazione ottimistica dell'Italia di fine Ottocento; altri hanno colto, oltre il tono bonario, una critica di quella società. E nei prossimi anni arriveranno la versione «live action» del classico Disney e un adattamento Netflix di Guillermo Del Toro, che ambienta il suo film nell'Italia di Mussolini, con Pinocchio antifascista. «Bah! Boh!», esclama Roberto Benigni nei panni di Geppetto, dopo aver fabbricato il burattino di legno. Alla luce d'una lampada fioca, Pinocchio prende forma e sintetizza: «Babbo!».«A vent'anni da quando fui Pinocchio - dice Benigni - mi pare doveroso interpretarne il padre. A differenza degli altri adattamenti, questo è fedelissimo. Con l'happy end e tutto il resto, al punto che non sembra un film di Garrone. E gli ho detto: hai fatto Gomorra, non è che poi c'infili una strage, o fai pigliare un infarto alla fata Turchina?», scherza Benignaccio, che del Pinocchio (2002), da lui diretto e interpretato, firmò sceneggiatura e produzione. Il film più costoso nella storia del nostro italiano: 45 milioni.
Conosciuto tramite il padre, il critico teatrale Nico Garrone, Benigni è parso a Matteo l'interprete ideale «per questa spericolata avventura». Il cast vede nei panni di Mangiafuoco, Gigi Proietti e il Gatto e la Volpe sono Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini; Marcello Fonte di Dogman è il Pappagallo. Quanto a Federico Ielapi, egli è la piccola superstar di Don Matteo. Tra lumache, grilli parlanti e faine, il viso ligneo di Pinocchio impressiona, come gli occhi liquidi della fata Turchina (Marine Vacth). Le atmosfere velate, con giochi di luci e ombre, sortiscono un incantamento simile a Il racconto dei racconti di Garrone. Notevole lo sforzo produttivo di Archimede con Rai Cinema e Le Pacte: si guarda al mercato globale.
Girato tra Sinalunga e la Puglia, Pinocchio arriva primo sulla scena degli omaggi a Collodi,i n occasione del centenario. Ma Luigi Comencini, nel 1972, realizzò uno degli sceneggiati più visti in tv. Sarà perché Pinocchio ce l'abbiamo nel sangue.
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