Sono passati sedici anni dal suo ingresso nella casa più spiata d’Italia eppure, ancora oggi, Marina La Rosa, meglio conosciuta come la gattamorta della primissima edizione del Grande Fratello, continua a far parlare di sé.
Dopo aver spedito una lettera a Dagospia in difesa di Clemente Russo, parla della comunità Lgbt a gay.it. "Ho difeso Clemente Russo, ma non sulla questione del 'friariello'. In tutta sincerità, penso che i gay debbano farla finita con questo vittimismo. Non se ne può davvero più. Questo continuo dire, 'Sono gay e mi stanno trattando male', sta diventando stucchevole e persino controproducente. Più si ha questo atteggiamento, più esisterà l’omofobia. Tornando a Clemente, penso che il suo caso non c’entri nulla con l’omofobia. Ha dato del friariello a Bosco, ma l’ha fatto per scherzo. Clemente Russo non sa neanche cosa sia l’omofobia. Con la mia lettera volevo solamente dire che la tv è fatta di nulla e si sono attaccati a questa stupidaggine per far uscire il pugile" - dice al sito.
Nel corso dell'intervista, Marina la Rosa ha affrontato diverse tematiche, dalla carriera alla vita privata per poi concludere il suo discorso con il Grande Fratello Vip. "Cosa ne penso dei concorrenti? - dice la gattamorta -.Mi fanno tanta tenerezza. Penso che per loro debba essere molto difficile. Quando entri lì dentro, da non famoso, ti porti dietro quello che sei, mentre loro hanno un personaggio, volente o nolente, da portare avanti. L'eccezione è Elenoire Casalegno. Una donna bellissima, equilibrata ed intelligente. Se fossi un uomo le farei una corte spietata".
E proprio sull'ultima domanda Marina mostra la sua vena cattivella.
Quando le viene chiesto chi preferisce tra Alessia Marcuzzi e Ilary Blasi risponde: "Posso dire, nonostante non abbia una grande simpatia per lei, Daria Bignardi? Lei era una giornalista, aveva quell’atteggiamento e quell’autorevolezza che serve a chi conduce una trasmissione come il Gf. Alessia e Ilary sono le ragazze della porta accanto, con la differenza che Ilary fa anche tanto ridere. Nel senso migliore del termine".
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