Anche per farsi giustizia ci vuole... giustizia. E Alex, vecchio sicario e professionista di conti da regolare a suon di proiettili, lo sa benissimo. Talmente bene che si oppone alle leggi della criminalità, spregiudicata nel commissionargli l'omicidio di una ragazzina ancora minorenne. Prima di combattere i nemici, Alex deve confrontarsi con l'Alzheimer che lo sta minacciando e ha già ridotto a una larva suo fratello. Come talvolta accade, però, ha un alleato a sorpresa, il poliziotto Vincent Serra che aveva già salvato da un giro di prostituzione a sfondo pedofilo la vittima che i criminali vogliono eliminare.
Tuttavia stavolta il braccio di ferro è di quelli che tanto piacciono al politically correct. Lui contro lei. Ovvero Liam Neeson contro Monica Bellucci, «regina» dei cattivi. Guerra tra i due sessi e tra il male e il malissimo perché Memory è tutto tranne che un film amico del manicheismo. E i delinquenti trovano pane per i loro denti marci. Lei ha infatti agganci in altissimo loco - addirittura a Washington - mentre lui ha una memoria fragile che il male tende a oltraggiare sempre di più.
Remake di The memory of a killer, la trama trasloca dalla belga Anversa a Stati Uniti e Messico, dove forse è più credibile quella sorta di tutti contro tutti in cui il poliziotto non ha pietà di chi ha ucciso un suo collega, il sicario - malgrado tutto - capisce e distingue per che cosa è giusto combattere mentre i criminali, quelli veri, sanno soltanto che un contratto è un contratto e occorre obbedire
ciecamente se si vuole continuare a respirare. E il pubblico da che parte sta, fra queste tre tipologie umane, o per meglio dire disumane? Come sempre è questione di giustizia e, per averla, non basta un assassino su commissione.
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