Greta con poco garbo: 100 minuti di spot al "prodotto" ambiente

Il documentario sull'attivista svedese sembra un sito (di propaganda) personale

Greta con poco garbo: 100 minuti di spot al "prodotto" ambiente

Venezia. Greta Thunberg è la figlia che tutti i genitori vorrebbero: trecce bionde, sorrisi rari ma luminosi, forza di volontà e determinazione, va benissimo a scuola ed è impegnata. Sia nel senso che ha moltissimi impegni sia nel senso di engagé. E la sua lieve forma di Asperger la rende agli occhi di qualsiasi padre, o madre, un gattino da difendere. Averne di figlie così.

Gattina, e belva feroce quando vuole. A un certo punto del documentario gretocentrico Io sono Greta - quasi due ore sulla vita e il miracolo di Greta Thunberg - presentato ieri in anteprima mondiale a Venezia, la ragazza riflette sul fatto che l'uomo è un animale che vive in branco, e se qualcuno avvista prima degli altri il pericolo, come l'imminente catastrofe ambientale, ha il compito di avvisare tutti gli altri, per proteggerli. Lei però, non ha dato l'allarme. Ci ha terrorizzati.

Quando entri in sala a vedere Io sono Greta sei cosciente di vivere in un mondo con tutti i suoi problemi di acque, aria e iperconsumismo. Ma quando esci - tra immagini apocalittiche, musica wagneriana e gli anatemi di Greta - sei convinto di vivere in una guerra termonucleare totale. Per tre o quattro volte guardando in camera (davanti all'assemblea dell'Onu trasfigurando nel luciferino) l'inflessibile Greta ripete: «Siamo a un passo da una nuova estinzione di massa». E purtroppo la massa siamo noi. La Death Valley di Zabriskie Point - tanto per citare un film, visto che siamo a Venezia - al confronto è Il giardino delle delizie.

Ovviamente il documentario che il regista Nathan Grossman dedica alla piccola Greta e al suo grido disperato per salvare il pianeta non ha alcunché di cinefilo, né di cinematografico. È più o meno l'upgrade di un sito internet personale, gestito benissimo per dare massima diffusione al proprio messaggio. Invece che un social media manager, la multinazionale Greta Thunberg si è presa un regista. Il docufilm - 100 minuti: Erin Brockovich, per stare nel genere ecologico, ne durava solo 25 in più... - è uno spot straordinario per la campagna ambientalista, senza voci critiche, di Greta. Comprimari (nel senso che sfilano nel film, incontrando Greta), in ordine di importanza crescente: Arnold Schwarzenegger, Macron, Jean-Claude Juncker, Putin, Trump, il Papa, Corrado Formigli.

In mezzo: il suo Sciopero per il clima, iniziato nel 2018 davanti al Parlamento di Stoccolma ed estesosi in tutto il pianeta. Un terrificante viaggio in barca a vela attraverso l'Atlantico per arrivare a New York, all'Onu, senza aerei, troppo inquinanti. Un padre onnipresente (la madre appare appena), telefonino e pc portatile sempre in mano e nessun libro, come un nostro figlio qualunque, e una predestinazione: da piccolissima staccava i cavi elettrici in casa e spegneva tutte le luci.

Ieri, un venerdì, Fridays for Future, Greta - che ha diciassette anni e sta frequentando le superiori in una scuola di Stoccolma - è intervenuta alla conferenza stampa del film, al Lido, in collegamento Zoom,

durante la ricreazione. È pure diligente. E ha ripetuto lo stesso messaggio savonaroliano del film. Aggiungendo che trova simbolico presentarlo in una città come Venezia.

Speriamo di non affondare prima della fine del festival.

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