Sanremo - Se poi ingrana la marcia, Arisa mica si ferma. Fila dritto per la sua strada e non ce n'è per nessuno, è fatta così. Ha vinto il Festival già alla sua seconda serata, dopo che nella prima il più televotato era stato Francesco Renga, forse sfruttando l'aura di favorito che l'aveva portato sottobraccio fino all'Ariston. E da lì in avanti c'è stata solo lei, per il pubblico a casa e per la giuria di qualità. Anche dopo il patatrac di X Factor, Arisa non ha perso per strada neppure un fan (proprio lei che non ha neppure un fan club). E immediatamente dopo la prima esibizione qui al Festival, i suoi video su YouTube sono stati i più cliccati. Qualcosa vorrà pur dire no? Rosalba Pippa detta Arisa, nata a Genova, 31 anni, esemplare unico. «La gente mi segue, la sento vicina e godo di questa vicinanza», spiega lei. Perciò è stata una di quelle vittorie che (quasi) nessuno contesta e che lei ha festeggiato a modo suo, ossia senza quasi credere che fosse davvero successo.
D'altronde, cara Arisa, quando Fazio ha annunciato la sua vittoria lei quasi non ha fatto una piega.
«Ero incredula e a qualcuno è addirittura sembrato che fossi smarrita».
Perché?
«Beh diciamo che i pronostici erano altri. Ma per fortuna le cose non sono mai come sembrano. E il fatto di aver vinto con Gualazzi, dico Gualazzi, e con Rubino, un autentico talento, conferma che siamo davvero entrati in una nuova generazione della musica. Anche se ovviamente i legami con il passato sono sempre giustamente forti. Sa chi mi ricorda Renzo Rubino?».
Chi?
«Jerry Lee Lewis di Great Balls of Fire. Lui al pianoforte con le fiamme intorno. Scatenato ma assorto. L'immagine giusta per quello che è stato il Festival della qualità. Ecco, vede, ho inventato anche lo slogan di questa edizione...».
Però ha perso per strada la canzone sulla quale forse faceva più affidamento.
«Lentamente, scritta da Cristina Donà, la canterò tante volte dal vivo e fa comunque parte del mio nuovo disco Se vedo te».
Sul compact disc è stampata l'immagine di una gallina.
«Una bella gallina però. Dai 20 ai 30 anni il mio animale preferito era l'usignolo, adesso la gallina. Ma è una cosa estetica, non simbolica».
Quante volte le è capitato di andare Controvento, come il titolo della canzone vittoriosa?
«Tante. E difatti questo brano, scritto da Giuseppe Anastasi, è un inno, un inno come Sincerità con la quale ho vinto tra i giovani nel 2009».
Un inno a che cosa?
«Alla caparbietà. Andare controvento è il mio modo per dire di non arrendersi mai».
Qualche volta ha avuto la tentazione di farlo?
«Mai».
Neanche dopo non essere stata «riconfermata» tra i giudici di X Factor?
«No, credo che le cose accadano sempre seguendo un disegno».
Fatalista?
«No, anche quando sono andata controvento, ho sempre superato gli ostacoli. Certo, qualche volta mi è sembrato di trovarmi in certe situazioni quasi per un destino già scritto».
Ad esempio?
«Ad esempio, quando sono andata al concorso SanremoLab. Non ero nessuno ma poi ho vinto in mezzo a centinaia di ragazzi. Sono quelle occasioni che ti insegnano a non arrenderti mai, anche quando le cose non girano per il verso giusto.
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