A tredici anni dal debutto sul grande schermo del film La compagnia dell’anello, il primo della trilogia del Signore degli anelli, Peter Jackson conclude il suo viaggio nella Terra di mezzo, scenario dell’universo fantasy di John Ronald Reuel Tolkien, con Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate, epilogo della seconda trilogia che il regista ha tratto dall’opera dello scrittore, di cui è stato un appassionato lettore da adolescente.
Il film, che che ha nel supercast fra gli altri Martin Freeman, Ian McKellen, Cate Blanchett, Richard Armitage, Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Luke Evans, Lee Pace, Benedict Cumberbatch (voce nella versione originale del drago Smaug e di Sauron), è in uscita, distribuito in vari formati nelle sale americane e italiane il 17 dicembre con Warner Bros. Una doppia impresa, quella di Jackson sui libri di Tolkien, che ha conquistato la critica e sbancato il botteghino: la trilogia del Signore degli anelli ha vinto complessivamente diciassette Oscar e incassato nel mondo circa 3 miliardi di dollari, mentre i primi due film da Lo Hobbit, Un viaggio inaspettato (2012) e La desolazione di Smaug (2013) hanno portato globalmente circa 2 miliardi di dollari di incassi.
Il cineasta neozelandese, che inizialmente non avrebbe dovuto dirigere la seconda trilogia, ma solo produrla, è dovuto tornare dietro la macchina da presa dopo la rinuncia alla regia di Guillermo Del Toro (rimasto come cosceneggiatore). Jackson si dice sicuro che non vedremo altri suoi film tratti dalle opere dello scrittore. "Il motivo è legale, Il signore degli anelli e Lo Hobbit sono gli unici due libri di Tolkien dei quali sono stati venduti i diritti - ha spiegato nelle interviste di questi giorni - senza la collaborazione della Tolkien Estate (che amministra i diritti dello scrittore, morto nel 1973) non ci saranno altri film". E stando alle dichiarazioni del figlio di Tolkien, che non ha gradito in questi anni il marketing di massa fatto sulle opere del padre, non sembrano alle porte altri adattamenti. Jackson, che ha girato i tre film de Lo Hobbit tutti insieme in Nuova Zelanda, fra il set di otto acri e migliaia di effetti speciali innovativi creati nella sua Weta Digital, definisce La battaglia delle cinque armate come "un thriller, è un tono che non ho lasciato affievolirsi per un secondo - ha detto a Morning Call -. Mi dà la possibilità di provare la sensazione di fare un film completamente diverso, non qualcosa con gli stessi elementi famigliari del passato".
Il viaggio, ambientato sessant'anni prima dei fatti del Signore degli anelli, nella Terra di Mezzo si compie con l’hobbit Bilbo Baggins e la Compagnia dei Nani ormai a Erebor sulla Montagna solitaria, dove i Nani hanno preteso la restituzione delle vaste ricchezze della loro madre patria. Un tesoro che ha scatenato la paranoia del loro re Thorin, vittima della "malattia del drago". Un’ossessione che lo porta in contrasto con gli Elfi, capitanati da re Thranduil, padre di Legolas e con la popolazione di Pontelagolungo, guidata da Bard L’arciere (Evans), e attaccata dalla furia del drago Smaug. Un pericolo più grande però li aspetta: l’orda di Orchi inviata dell’oscuro Sauron, affrontato da Gandalf, Galadriel e Elrond. Uomini, elfi e nani si ritroveranno così in un’epica battaglia. "Il peso che Peter ha sopportato in questi film è inimmaginabile per me - spiega McKellen nelle note di produzione -.
Ma anche sotto tutta quella pressione, non l’ho mai visto pronunciare una parola insensibile verso nessuno. Anche se è più giovane, mi dà la sensazione di essere un padre per me e io ho sempre saputo che eravamo uniti nella stessa avventura e che lui l’avrebbe portata a termine con grazia. E l’ha fatto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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