Presentato al Sundance Film Festival, "Hole- L'abisso" segna l'esordio al lungometraggio dell'irlandese Lee Cronin ed è un horror psicologico imperniato sul rapporto madre-figlio.
Sarah (Seána Kerslak), una giovane donna probabilmente in fuga dal marito per maltrattamenti domestici, si trasferisce col figlio di otto anni (James Quinn Markey) nella campagna irlandese, in una vecchia casa a due passi da una sinistra foresta in cui si trova un'enorme voragine. Una notte il bambino sembra essere scomparso e poi riappare poco dopo, illeso e in apparenza tranquillo. Quando nei giorni successivi il suo comportamento diventa sempre più inquietante, la madre inizia a pensare che nonostante le sembianze non si tratti di suo figlio. A dare man forte ai dubbi della donna è una delirante e anziana vicina di casa mai più ripresasi da un grave lutto familiare.
Lo spunto non è inedito, di genitrici sull'orlo del delirio e piccoli in odor di malvagità se ne contano a bizzeffe, eppure "Hole - L'abisso" ha una capacità seduttiva superiore a quella dell'horror medio dei giorni nostri.
Siamo in una fiaba nera psicologicamente inquietante, che ritrae la maternità come un incubo e costruisce la tensione attorno ad una voragine naturale che allude a un abisso mentale scavato dal sospetto e dall'autosuggestione.
A chiunque può capitare di guardare i propri figli e non riconoscerli, nel senso di scoprirli ogni giorno un po' diversi, in un divenire repentino e talvolta sconcertante. E' quel che si chiama crescita. Qui, però, non è solo il bambino a cambiare irrimediabilmente ma la stessa Sarah, sempre più sconosciuta a se stessa. La faccenda è smaccatamente ambigua e, una volta assunti connotati soprannaturali, obbliga lo spettatore a chiedersi se le alterazioni nel comportamento del bambino siano un'allucinazione materna oppure siano davvero legate a una forza oscura che abita le viscere di una voragine in mezzo agli alberi.
Le abitudini giocose e il gergo d'intesa che caratterizzano all'inizio la complicità tra madre e figlio saranno al centro, nella seconda parte del film, della disamina di indizi circa la reale identità del bambino. La comparsa della "pazza del villaggio", prima incappucciata, poi scalza e in camicia da notte, ma sempre bisbigliante cose sconnesse, è il primo attentato all'equilibrio della protagonista. Quest'ultima, imbambolata in quella terra di nessuno che è la confusione mentale, porta i suoi grandi occhi spalancati sul dubbio a correre fino all'orlo dell'abisso durante un paio di concitate soggettive notturne nel bosco, (con tanto di torcia in mano in pieno stile "Blair Witch Project"). Il bimbo, dal canto suo, un piccolo adulto dai modi gelidi, sembra circondato da un'aura malefica soprattutto nei suoi rari e affettati barlumi di affettuosità.
Un plauso all'efficace commento musicale di Stephen McKeon, una melodia dissonante e sottilmente ansiogena che rende a meraviglia la spirale di paranoia che inghiotte il personaggio principale.
"Hole - L'abisso" sposa la regola aurea secondo la quale un horror non dovrebbe mostrare o spiegare troppo. Nonostante il budget ridotto, l'estetica è quindi potente.
Peccato soltanto che dopo un'ora e mezza coinvolgente e ritmata, il film finisca col lasciare un po' insoddisfatti: il fascino oscuro della vicenda sembra ridimensionarsi fino a spegnersi a causa di un epilogo meno sorprendente del previsto.
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