Eppure sono ancora qui. Quasi ventinove anni dopo la scomparsa di Freddie Mercury, i Queen pubblicano Queen + Adam - Live around the world, che esce in ogni formato possibile (dal cd al dvd al vinile al Blu Ray) ed è il primo disco dal vivo senza la più iconica rockstar di sempre.
«In pratica guardare e ascoltare queste canzoni è come viaggiare con noi in giro per il mondo» hanno spiegato ieri i due Queen rimasti, ossia il sempre più compassato batterista Roger Taylor e il sempre più biancocrinito Brian May, appena reduce da tre stent cardiaci. Insieme con loro Adam Lambert che sul biglietto da visita dovrebbe avere il titolo di «cantante nel posto peggiore del mondo» perché chi non fa il paragone con Freddie Mercury quando lo ascolta? Ed è un paragone più pesante di una tonnellata.
In ogni caso, loro tre più alcuni session men in circa otto anni hanno suonato per milioni di spettatori perché, signori miei, con un repertorio così, con le radio ancora piene dei tuoi brani, con lo streaming scatenato e con un film che ti racconta e poi vince quattro Oscar è difficile non avere ancora il pubblico sotto il palco. E che questa band a metà sia ancora un «brand» multigenerazionale lo conferma anche la conferenza stampa tenuta l'altro giorno in streaming nella quale sono spuntate persino le domande di Boy George («È meglio entrare o uscire dal palco?», risposta: «Uscire») e di un imbarazzante Ryan Tedder dei One Republic, autore della decisiva domanda su dove sia il cibo più buono in giro per il mondo, alla quale arriva una altrettanto spiazzante risposta: «Tokyo, Parigi, Buenos Aires, Nuova Zelanda e... sì... anche in Italia». Anche in Italia, capito?
Però chissenefrega, stiamo parlando di rockstar, non di chef. Qualcuno chede: «qual è la canzone dei Queen che preferite?». Brian May cita la non tanto famosa The miracle. Per Roger Taylor sono Bohemian rhapsody e Under pressure o Somebody to love. Adam Lambert si limita a Show must go on «perché in questo momento è un buon messaggio per tutti. Poi mi piacciono anche Crazy little thing called love e Who wants to live forever che mi porta a livelli incredibili di sforzo fisico ma anche di soddisfazione superlativa». Ma come convive questo 38enne il confronto con Sua Maestà? Per Brian May dovrebbe essere piuttosto rilassato perché «Freddie sarebbe molto contento di lui, anche perché non si sentirebbe imitato, Adam non lo imita mai. In più, oggi come oggi, dopo tutto quello che ha imparato Adam qui con noi, loro due avrebbero potuto anche collaborare». In effetti, al di là di un look distante anni luce (i due Queen sono traditional rock, Adam è vestito come in un quadro di Chagall) l'insieme funziona dignitosamente sul palco perché la vocalità di Lambert è senza dubbio poderosa e Brian May e Roger Taylor sono ormai così rodati ed esperti da non avere alcuna sbavatura.
Oltretutto in tutti questi anni lo show dei nuovi Queen si è allargato, è cresciuto diventando più spettacolare. Certo, il rischio è quello di diventare un gruppo karaoke, ma onestamente è un'ipotesi molto lontana. «Amiamo le nostre hit e, di volta in volta, inseriamo sempre delle novità e poi delle canzoni di Adam da solista. Siamo sul palco da troppi anni per non sapere che la gente vuole i nostri classici e li vuole come erano, proprio così».
In più ci sono i nuovi fan, quelli che hanno scoperto i Queen grazie al film Bohemian Rhapsody: «È stato una grande ispirazione per generazioni che non hanno vissuto la nostra favola. È diventato un film più forte di Star Wars ma, non dimentichiamolo, è un film su Freddie Mercury e noi c'eravamo soltanto perché non avrebbe potuto essere diversamente». I due Queen superstiti sono ancora quello che erano, ossia musicisti concentrati sulla musica, più che sul resto. Già erano atipici prima, figurarsi ora che pochi pensano all'integrità musicale. Sono insomma superstiti di un tempo che non tornerà più e che lo streaming riconsegna tutt'al più incellophanato in qualche smartphone, ma privo di quasi tutta la magia originale. Non per nulla, giusto qualche giorno fa Brian May, che è pure un astrofisico con tanto di prestigiose pubblicazioni, ha parlato di come vorrebbe celebrare il cinquantesimo anniversario dei Queen nel 2021. Da vero pragmatico, ha detto testuale che «non siamo tanto interessati a festeggiare di essere stati in circolazione per mezzo secolo.
Ci interessa più dire che siamo ancora qui a suonare canzoni che piacciono a tante persone». In fondo, i veri musicisti parlano così (e chi pensa lo facciano per soldi non immagina quanto possano aver guadagnato in mezzo secolo).
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