Clara Moroni, da Vasco al nuovo disco solista: "I talent? Scuola per pianobaristi"

Corista di Vasco Rossi, cantante solista, un Ep fuori a ottobre, Clara Moroni racconta il suo Sono quello che sono. E tira una frecciatina al mondo dei talent: comodo, ma sforna "pianobaristi"

Clara Moroni, da Vasco al nuovo disco solista: "I talent? Scuola per pianobaristi"

Un passato da punk, l'inizio negli scantinati del rock meneghino. Poi la carriera da corista al fianco di Vasco Rossi, ma anche incursioni nella dance e un percorso da solista avviato da anni. Clara Moroni ha pronto un nuovo album, in uscita a fine ottobre.

Cominciamo con l'argomento forte: hai pronto un disco nuovo

Un disco che ad essere pignoli è un Ep. Si chiamerà Sono quello che sono. Soltanto cinque tracce: una cover di Ivano Fossati, Vola, due inediti miei e altri due brani realizzati insieme a Luigi Schiavone, collaboratore storico di Enrico Ruggeri.

Il perché è anche semplice da spiegare: avevo qualche brano pronto e l'esigenza di tornare a farmi sentire. Quello che non avevo era la voglia di fare un disco più lungo, magari pieno di riempitivi.

Poco ma buono?

Qualcosa del genere. Piuttosto che fare un disco di scarti, meglio pochi brani, molto sentiti. L'Ep sarà la parte uno di un progetto più ampio. Ci sarà una parte due, forse una tre. È un'idea ancora molto in divenire.

Vola, la cover di Fossati, è già stata rivisitata, prima da Mia Martini, poi anche da Patty Pravo. Due "rivali" di tutto rispetto

Indubbiamente. Ma Vola è un brano che mi è sempre piaciuto. Nonostante la concorrenza, credo di essere riuscita a dare al brano una luce diversa. Mi azzarderei a dire che ne ho tirato fuori una versione con qualcosa di mio, di personale.

Cosa dobbiamo aspettarci musicalmente? Hai un passato piuttosto poliedrico

A me piace la musica, in senso più lato possibile. Non mi fossilizzo. E non credo neppure che un artista al giorno d'oggi possa permetterselo. Ho di certo un'impronta rock. Ma non per questo disegno la classica, piuttosto che l'hip-hop, il jazz. E la dance. Se è fatta bene, perché no? Mi piace vivere la mia passione a tutto tondo.

Questo comporta anche l'essere non soltanto artista, ma anche imprenditrice di me stessa. Agenzia stampa, manager, cantante. Per sopravvivere con la musica oggi serve tutto questo. Con la mia etichetta ho la fortuna di avere ottimi contatti con il Giappone.

Un mercato importante. Se vuoi una "riserva" del supporto fisico

È ancora un Paese in cui si riesce a vendere. Per i giapponesi il culto dell'oggetto c'è ancora. E di conseguenza l'amore per il vinile, piuttosto che per i cd. Da noi il download va per la maggiore, ma onestamente penso che gli mp3 sminuiscano lo sforzo di un artista, tolgono valore alla musica.

Io stessa ho in macchina decine di cd tutti uguali: grigini, scritta a pennarello. Non riesci ad affezionartici. Dopo l'uscita di Sono quello che sono ho intenzione di pubblicare sul mio sito il libretto dell'album. Se vuoi scaricarlo, fallo. Ma almeno stampati la copertina.

Nelle interviste dici spesso di essere approdata quasi per caso alla carriera da cantante professionista

È vero. Cantavo, ho militato in alcune band underground. Ma tutto è successo in modo molto naturale. C'è pure da dire che quando ho iniziato io tutto era più facile. E insieme più difficile. Di certo l'ambiente musicale è cambiato. Per questo mi viene difficile anche dare consigli a chi inizia oggi. Forse la cosa migliore per un artista che vuole fare sul serio è puntare su un palcoscenico come quello di XFactor. Uscendo dai talent hai almeno visibilità immediata

Il rischio non è quello di fossilizzarsi su uno standard musicale?

È quello che sta succedendo. Siamo già oltre questo step. I talent stanno portando un appiattimento musicale.

Vedi i concorrenti andare avanti a colpi di cover. A questo punto tanto varrebbe lanciare una tribute band come prossimo fenomeno. Bisognerebbe almeno distinguere tra cantautori, interpreti. Personalmente vedo i talent come una grande scuola per pianobaristi.

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