Jovanotti: "Quando il mio amico diventò brigatista"

Jovanotti in esclusiva su Vanity Fair racconta la sua infanzia in concomitanza con l'uscita del suo nuovo album

Jovanotti: "Quando il mio amico diventò brigatista"

Un ricordo d'infanzia privato che ora Jovanotti racconta in esclusiva a Vanity Fair. Un'intervista senza filtri che anticipa l'uscita del nuovo album Oh, vita!, che uscirà il primo dicembre.

L'amico nelle brigate rosse

"In Vaticano mio padre aveva un collega, un suo superiore, Luciano Casimirri. Nei fine settimana, con una moglie dal nome indimenticabile, Ermanzia, ci invitava nella casa di campagna di Monterotondo, io avevo otto-dieci anni e loro ci raccontavano con ammirazione del figlio Alessio"

E ancora: "Era molto più adulto di me e, a detta dei suoi, era un sub provetto. Io me l’immaginavo subito come una specie di Jacques Costeau e fantasticavo su questo lupo di mare (…). Una di quelle domeniche Alessio si manifestò e mi portò nella sua stanza per mostrarmi pesci bellissimi di ogni dimensione, tutti catturati e catalogati da lui, tra cui spiccava la foto di una micidiale murena": spiega il cantante a Vanity Fair.

Peccato che quel ragazzo poi intraprese strade tortuose e criminose: "Venni a sapere, anni dopo, che era entrato a far parte delle Brigate Rosse partecipando al

rapimento di Aldo Moro e al massacro della sua scorta in Via Fani per poi scappare in Nicaragua" ammette Jovanotti. Un dettaglio della sua infazia mai rivelato prima.

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