King Arthur, un film pieno zeppo di errori

King Arthur - Il potere della spada è il film di Guy Ritchie che riscrive la leggenda di re Artù e la riempie di inesattezze

King Arthur, un film pieno zeppo di errori

King Arthur - Il potere della spada è il film di Guy Ritchie che andrà in onda questa sera, alle 21.20, su Italia 1. Con questo film il regista, ex marito di Madonna, riscrive il mito di re Artù, interpretato da Charlie Hunnam, attore britannico che si è fatto conoscere al grande pubblico grazie alla serie Sons of Anarchy. La pellicola, però, non ha avuto una vita facile: tra pubblico e critica, l'operazione del regista britannica è stata fallimentare sotto più punti di vista.

King Arthur - Il potere della spada, la trama

Il regno di Camelot è in preda al caos da quando il re Uther Pendragon (Eric Bana) è stato tradito da suo fratello Vortigern (Jude Law) che, accecato dal suo desiderio di potere, ha accettato di aprire la sua anima alla magia demoniaca. Così facendo Vortigern ha ottenuto la forza e la magia necessarie a uccidere non solo suo fratello, ma anche tutta la famiglia di Uther, a eccezione del figlio più piccolo.

Quest'ultimo riesce a scappare al massacro della sua famiglia: viene imbarcato su una nave dove gli viene dato il nome di Artù. Il ragazzo (Charlie Hunnam) cresce per strada, tra criminali e prostitute, ignaro della sua discendenza, e si guadagna da vivere con qualche furto, qualche scommessa e combattimenti. Ma la realtà sulla sua identità viene a galla quando, nei pressi di Camelot, Artù estrae una misteriosa spada dalla roccia che non solo lo porta a conoscere la realtà sulla morte della sua famiglia, ma cattura anche l'attenzione di Vortigern che vuole uccidere il nipote per paura di perdere il trono. Dopo un iniziale momento di smarrimento, Artù capisce che è suo dovere salvare Camelot e che, per farlo, deve uccidere suo zio.

Il fallimento e gli errori del film

Come è stato analizzato da ScreenRant, King Arthur - Il potere della spada è stato un disastro di critica, con recensioni per lo più negative, e un flop al botteghino, dove non è riuscito nemmeno a rientrare dei 175 milioni di dollari del budget. Se all'inizio della produzione c'era la volontà di creare una saga cinematografica che potesse competere con i cinecomics di casa Marvel, il disastro della pellicola con Charlie Hunnam ha fatto naufragare il progetto. Tra i motivi che si celano dietro questo insuccesso c'è sicuramente una cattiva gestione del materiale narrativo di base.

La prima colpa è stata quella di complicare una storia che, in realtà, è molto elementare. Il mito di Artù - come è raccontato in prodotti come la serie Merlin o il lungometraggio Disney La spada nella roccia - si basa essenzialmente sull'ascesa al trono di un uomo che, grazie alla spada Excalibur, riesce a riportare la legge e la serenità nel regno di Camelot. Nel caso del film di Guy Ritchie, invece, vengono aggiunte storie secondarie e personaggi di sfondo che non hanno nessuna utilità, nessuna linea diretta con la trama principale e riescono solo a confondere lo spettatore.

Inoltre, per seguire l'ambizione a essere un film quanto più originale possibile, King Arthur prende le distanze dalla tradizione del ciclo arturiano e dall'immaginario collettivo ad esso collegato. Una delle cose principali da sottolineare è che, nel descrivere l'ascesa di re Artù, manca totalmente la figura di Merlino. Il mago, tanto fondamentale nella storia del re di Camelot, nel film di Guy Ritchie viene solo accennato, come un personaggio di contorno, quando è invece il mentore del futuro re. Così come è decisamente discutibile, anche secondo Il Cineocchio, la scelta di trasformare Uther Pendragon nella roccia che trattiene la famosa Excalibur. Guy Ritchie, famoso per le sue reinvenzioni dei grandi classici - aveva fatto lo stesso con la figura di Sherlock Holmes nei film con Robert Downey Jr.

- si è trovato a dover dirigere King Arthur con troppo materiale e l'impossibilità di gestirlo. Così vengono modificati i personaggi di Ginevra e del Lancillotto, così come tutto il percorso che il futuro re deve seguire per dimostrare di essere meritevole di ereditare la corona di suo padre.

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