Non ci risparmia nulla la regista francese Audrey Diwan, nella sua opera seconda L'événement, nel raccontare la storia di Anne, una brillante studentessa di lettere, con un promettente futuro davanti a sé, che rimane incinta e non vuole tenere il feto perché, dice, «non potrei amarlo anche se in futuro vorrei avere figli». Siamo nella Francia del 1963 quando l'aborto era ancora vietato dalla legge ed era pure un argomento tabù. Tocca dunque solo ad Anne, che non ha mai neanche un momento di ripensamento, risolvere il suo problema. Ecco la drammatica sequenza in cui tenta, con i ferri da calza, di provocare un aborto, senza però riuscirci: «Non sapevo che cos'era l'aborto clandestino - spiega la bravissima interprete Anamaria Vartolomei - perché sono molto giovane e ho avuto la fortuna di nascere in Francia dove l'interruzione di gravidanza è legale. In molti Paesi però ancora non lo è».
L'événement, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia numero 78, è ispirato all'omonimo romanzo autobiografico di Annie Ernaux che racconta anche un contesto quasi incredibile dal momento che poi nel film quasi nessuno aiuterà la protagonista. Né il giovane che l'ha messa incinta, né le compagne dello studentato, né i medici. La protagonista ovviamente non ne parla con il padre ma neanche con la madre, interpretata da Sandrine Bonnaire. Anche se la regista dice di aver aperto qualche spiraglio di umanità: «Nella storia ci sono anche alcuni personaggi maschili, come un amico di Anne. All'inizio lui ha reazioni molto violente, ma alla fine comprende la sofferenza di lei e la aiuta. E c'è anche un medico, interpretato da Fabrizio Rongione, che capisce cosa significhi una gravidanza indesiderata a quell'età. Non volevo stigmatizzare la presenza maschile, anzi ho voluto ripercorrere questa storia cercando di andare aldilà dell'epoca e della barriera dei sessi». L'interruzione volontaria di gravidanza in Francia è stata consentito solo nel 1975 con la Legge Veil, prima però si effettuavano i pericolosissimi aborti clandestini proprio come si vede nel film dal personaggio interpretato da Anna Mouglalis. Anche queste sequenze risultano quasi insostenibili per lo spettatore - abbiamo visto critici coprirsi gli occhi - ma sono funzionali all'estetica del film con la macchina da presa che pedina, dall'inizio alla fine, la protagonista senza mai abbandonarla.
«Questo - conclude l'attrice Anna Mouglalis - è un argomento di estrema attualità. In Italia si parla di un 70% di obiezione di coscienza. Anche in Paesi dove esiste il diritto all'aborto ci sono molti impedimenti. L'aborto sommerso esiste, poche donne lo dicono, ma fa parte del nostro vissuto».
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