L'esordio in "prima" sul "Monferrato"

Nel 1953 un vibrante articolo. E nel '58 un premio per i suoi studi sulla Resistenza

L'esordio in "prima" sul "Monferrato"

L unga e articolata è stata la carriera di Giampaolo Pansa, ma i suoi esordi furono ben precisi e a conoscerli fu la città che gli diede i natali: Casale Monferrato, la città che sempre faceva capolino nei suoi libri. Ed è la culla che lo ha visto anche nascere storico e giornalista. Siamo nel febbraio del 1958, Pansa ha 22 anni, e nel maggio del '56 il Comitato Promotore Premi Alessandria aveva indetto un concorso per opere sulla storia della Resistenza in provincia. Ebbene, fu lo «studente universitario casalese» ad aggiudicarsi il primo premio di 500mila lire con un lavoro poi presentato da Pansa il 12 aprile 1958 nella Sala consiliare del Palazzo Municipale cittadino: non v'era ancora, probabilmente, in quello studio, quello che sarebbe stato Il sangue dei vinti, ma il grande lavoro di Pansa storico nacque proprio tra le colline monferrine. Ed è sulle pagine del giornale Il Monferrato che la firma di Pansa apparve per la prima volta il 16 ottobre 1953 con un lungo scritto, pubblicato dalla prima, dedicato al caso dei due critici cinematografici Renzo Renzi e Guido Aristarco, processati e incarcerati a Peschiera per il documentario L'armata s'agapò sull'occupazione italiana in Grecia. Rileggere le parole del diciottenne Pansa è significativo: «Il processo ai giornalisti Renzi ed Aristarco trascende i limiti della semplice causa giuridica per investire non solo il fondamento delle istituzioni repubblicane e tutto il nostro costume civile, ma anche un problema che in questi giorni è purtroppo ritornato di scottante attualità: quello del diritto di libertà di critica storica». In conclusione: «Dal processo alla libertà alla mancanza di essa il cammino è breve: un passo è già stato compiuto con la condanna di Renzo Renzi e Guido Aristarco.

Sta a noi il difendere questo nostro sacrosanto diritto non solo, come in questo caso, quando alla libertà di esso più palesemente si attenta, ma sempre, in ogni momento e con tutte le nostre forze. Per la libertà delle nostre coscienze, innanzitutto».

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