Levante scrive a se stessa: “Cara Claudia, un giorno questo dolore ti sarà utile”

Levante ha realizzato il sogno di cantare nel Teatro greco di Taorimina e, prima di salire sul palcoscenico ha fatto una riflessione trasformata in una lettera a se stessa

Levante scrive a se stessa: “Cara Claudia, un giorno questo dolore ti sarà utile”

Il ritorno in Sicilia per una serie di concerti al Teatro greco di Taormina ha fatto sì che Levante – al secolo Claudia Lagona - vivesse una vera e propria favola.

La storia è quella di una ragazza appassionata di musica che, dopo la morte del padre, lascia la Sicilia e si trasferisce con la madre e i fratelli a Torino. Una vita fatta di tanti sacrifici e di una lunga gavetta che la porta a pubblicare il primo album, Manuale Distruzione, nel 2014, e a ritirare nello stesso anno la Targa Musica da Bere Artista Emergente nell’ambito della omonima manifestazione. Sono passati un po’ di anni da quando il nome di Levante era conosciuto solo da una cerchia ristretta di fan e, ora che di strada ne è stata fatta, la cantautrice ha provato la gioia e l’onore di cantare dal vivo al Teatro greco di Taormina.

Un momento felice per Levante che, attraverso il suo profilo Instagram, ha scritto una lettera indirizzata a se stessa. A Claudia, la ragazza che aveva tanti sogni nel cassetto, che ha vissuto molti dolori sulla sua pelle e che, alla fine, ha visto una luce perché, in fin dei conti, la “vita sa essere anche meravigliosa”. “Lettera a me stessa. 1 settembre 2001. Cara Claudia – inizia così il post della cantautrice - Un giorno, un giorno molto lontano, tutto questo dolore diverrà maturo, raggiungerà la maggiore età e potrete guardarvi faccia a faccia e discutere da adulti. Un giorno, che oggi temi impossibile ma speri profondamente nell’opposto, tutto quello per cui combatterai sarà tuo ma dovrai armarti di coraggio e forza. Il tempo ti darà le risposte che cerchi, ti restituirà i fiori della tua semina, riaprirà le porte chiuse in faccia, ostacolerà il peggio”. “E mentre adesso cammini lungo un binario, appena scesa da un treno che ha cambiato il corso degli eventi (o forse ha solo eseguito gli ordini di un disegno, chi può dirlo?) con una chitarra in spalla, una valigia pesante e il cielo grigio piombo di questo primo settembre torinese, non sai immaginare, non puoi immaginare che un giorno tutto questo dolore ti sarà utile (grazie Cameron!) – continua a scrivere Levante - . Tra diciotto anni tornerai a casa e canterai per la tua isola, per il tuo vulcano, in uno dei luoghi più antichi della tua terra.

Riesci a crederci!? Adesso non puoi, adesso puoi soltanto sognarlo. Tremerai di felicità, temerai la felicità, che il coraggio senza paura non è mai stato nulla. Ma Claudia cara, la vita, a volte, sa essere anche meravigliosa. Buon anno nuovo”.

Lettera a me stessa. 1 settembre 2001. Cara Claudia, un giorno, un giorno molto lontano, tutto questo dolore diverrà maturo, raggiungerà la maggiore età e potrete guardarvi faccia a faccia e discutere da adulti. Un giorno, che oggi temi impossibile ma speri profondamente nell’opposto, tutto quello per cui combatterai sarà tuo ma dovrai armarti di coraggio e forza. Il tempo ti darà le risposte che cerchi, ti restituirà i fiori della tua semina, riaprirà le porte chiuse in faccia, ostacolerà il peggio. E mentre adesso cammini lungo un binario, appena scesa da un treno che ha cambiato il corso degli eventi (o forse ha solo eseguito gli ordini di un disegno, chi può dirlo?) con una chitarra in spalla, una valigia pesante e il cielo grigio piombo di questo primo settembre torinese, non sai immaginare, non puoi immaginare che un giorno tutto questo dolore ti sarà utile (grazie Cameron!). Tra diciotto anni tornerai a casa e canterai per la tua isola, per il tuo vulcano, in uno dei luoghi più antichi della tua terra. Riesci a crederci!? Adesso non puoi, adesso puoi soltanto sognarlo. Tremerai di felicità, temerai la felicità, che il coraggio senza paura non è mai stato nulla. Ma Claudia cara, la vita, a volte, sa essere anche meravigliosa. Buon anno nuovo.

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