Lopez&Solenghi, "La Milanesiana" al via

Un omaggio alla città, oltre alle classiche scenette dei due amici attori

Lopez&Solenghi, "La Milanesiana" al via

«Due anni miracolosi, 200 repliche tutte esaurite. Si vede che nelle lontane stagioni del Trio abbiamo seminato bene. Ora si riparte dalla Milanesiana, dalla città e regione che più hanno sofferto la pandemia. Finalmente: a volte penso che per il teatro sia prevista la fase 85, prima di tornare alla normalità». Tullio Solenghi parla anche per Massimo Lopez («sulla nostra amicizia abbiamo spento 40 candeline: iniziò a Genova, nella mia città, Anna Marchesini arrivò dopo»), alla vigilia della serata nel Cortile delle Armi al Castello Sforzesco di Milano, che apre - con gli immancabili saluti istituzionali e in collaborazione con Borsa Italiana, rappresentata dal presidente, Andrea Sironi - alle ore 21 di domani la rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi (biglietti su TicketOne). L'edizione più difficile, a causa dell'emergenza sanitaria, nei 21 anni di storia della kermesse, stavolta dedicata al tema «Colori».

Lo spettacolo di Solenghi-Lopez, con musiche della Jazz Company diretta da Gabriele Comeglio, contiene una sorpresa. «Non la svelo: in aggiunta alle nostre scenette - classici come l'incontro tra i Papi Bergoglio e Ratzinger e duetti di Paoli e Vanoni, per tacere delle chiacchiere tra Costanzo e Mughini, un repertorio che fa impazzire il pubblico - ci sarà qualcosa di dedicato ai milanesi. Che sottolinea la gioia di riabbracciare il pubblico. Naturalmente prevediamo aggiornamenti, battute riferite all'attualità. Il testo è farina del nostro sacco: non si riscrive Shakespeare, ma Lopez e Solenghi sì». Nello show, il ricordo toccante di Anna Marchesini, scomparsa nel 2016 ma sempre presente nell'affetto del pubblico.

Quali sono i numi tutelari di Solenghi, comico e attore che mosse i primi passi con Lina Volonghi in Madre coraggio di Brecht, nello Stabile genovese diretto da Squarzina e Chiesa? «Più che numi, ho nonni e padri tutelari. I nonni sono Totò e Govi, i padri Villaggio e Gaber. Poi se pensiamo a Sordi, di cui si celebra il centenario, siamo tutti nani. Oggi la Rete illude che con quattro o cinque performance azzeccate si possa avere successo e lasciare il segno. Non è così, è fuffa. Meglio lavorare sodo in teatro, tenendo presente la lezione delle varie scuole regionali. Il tempo è una mannaia che taglia il superfluo.

Se lo spettacolo ha valore, qualcosa resterà, anche per chi verrà dopo». E la commedia della politica? Non ruba il mestiere? «Tanti politici sono come attori di filodrammatiche scassate. Fanno ridere, sì, ma in modo molto diverso da noi».

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