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"Mi hanno congelata ma io non smetto di scaldarmi per i set"

L'attrice nel film "Metti la nonna in freezer": "Continuo a lavorare con ruoli adatti all'età"

"Mi hanno congelata ma io non smetto di scaldarmi per i set"

Resuscitava i morti ballando sul cubo, al night. Bionda, sexy, elegante col bikini di paillettes, nei Settanta intontiva i maschi in Milano calibro 9. Loro, però, la tenevano d'occhio dal decennio prima, lungo il filone dei B-movies cari a Tarantino. Adesso la morta è lei e non resuscita Barbara Bouchet, che nella commedia nera Metti la nonna in freezer, di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi (dal 15 marzo), viene infilata nel congelatore dalla nipote zitella, determinata a intascarsi la pensione della nonnina, senza denunciarne la morte. A 75 anni Bärbel Gutscher, in arte Bouchet, schiatta sullo schermo a fin di bene. O di male, visto il costume nazionale dei furbetti della pensioncina. Vedere B.B. travestita da vecchiarella pallida, scialle di lana e crocchia, che scivola in ghiacciaia perché la nipote Claudia (Miriam Leone), non ha soldi e approfitta della sua dipartita, sorprende. Ma Barbara è felice di lavorare. Soltanto la neve caduta a Roma la preoccupa. «Ho tante piante grasse in terrazza. Devo spazzare la neve, se no le perdo», dice ridendo.

Nonna Birgit nel freezer, per mantenere la nipote: com'è finita in questo film cinico e attuale?

«Cercando ruoli adatti a una donna della mia età. Quando mia nipote Serena Filippone, aiuto-regista, mi ha detto: Zia, c'è una parte per te, ho fatto il provino. Dopo 120 film, ancora mi devono vedere... Mi sono presentata senza un filo di trucco, sciatta, i capelli all'indietro. Un ruolo piccolo, ma uno scalino per il prossimo. Charlize Theron ha preso l'Oscar imbruttendosi? Cerco di percorrere la stessa strada».

È stata dura entrare nel freezer, insieme ai tortellini surgelati?

«Per fortuna, mi hanno fatto un calco: dovevo essere congelata e scongelata. A un certo punto, un maresciallo della Finanza, Fabio De Luigi, deve vedermi in vita, se no guai. Vedendo il calco, mi son detta: Dio mio, è uguale a me!. La scena in cui muoio, stesa sul letto, m'è venuta bene perché ero appena uscita dall'ospedale, dopo l'operazione alla cistifellea. Da un letto a un altro: ho retto fino alle cinque del mattino!».

Ha due nipoti, da parte di suo figlio Alessandro. Che tipo di nonna è?

«Una nonna che deve sempre lavorare. Ho una pensione di 511 euro: nessuno dei produttori dei miei 120 film ha versato i contributi. Quando sono andata a riscuotere la pensione, a 65 anni, pensavo: Prenderò sui 2-3000 euro. Invece, la pensione minima è tutto quello che ho. Io pagavo le tasse, i produttori no. Neanche il mio agente controllava. Vedo le mie nipoti quando posso: vivono a Milano. Neanche mia madre ha visto i miei figli, cresciuti a San Francisco».

Suo figlio Alessandro Borghese è uno chef e un conduttore tv affermato: la aiuta, in qualche modo?

«Finché posso, cerco di farcela da me. Lavoro da quando avevo 15 anni, sono abituata a mantenermi da sola. E poi sono molto orgogliosa».

Complimenti per la tempra. Si parla tanto del movimento #MeToo. Avrà subito molestie anche lei...

«Le ho affrontate a modo mio, da donna orgogliosa. Quando lavoravo in America, un produttore ci provò: al mio rifiuto disse che mi avrebbe rovinata. Feci i bagagli e mi trasferii in Italia, dove nessuno mi ha mai molestata: avevo già un nome che diceva rispetto. Sono contenta che la faccenda delle molestie sia venuta fuori. Non sono una che dice: MeToo, comunque. Ho rinunciato a cinque trasmissioni tv: volevano che raccontassi la mia esperienza di attrice insidiata».

Che cosa pensa di Quentin Tarantino, suo fan, coinvolto nella storia delle molestie: ha taciuto per convenienza?

«Tarantino ha preferito stare zitto perché Weinstein era il suo produttore. Come regista, posso anche valutarlo. Come persona, proprio no!».

Com'è andata con Martin Scorsese, sul set di Gangs of New York?

«Una parte piccola, quella di Mrs. Schermerhorn. Ma era un film di Scorsese! Quando lo incontrai, mi fece il baciamano: Grazie per aver accettato una parte così piccola!, mi fece. Anche lui, come Tarantino, conosceva tutti i miei film di serie B che la critica schifava.

Martin era con la moglie malata e a Natale gli chiesi: Vieni a cena da noi? Ti prometto che non ci saranno macchine fotografiche. Fu felicissimo: andò via alle due del mattino. Mi regalò il libro di cucina di sua nonna».

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