Milano e Torino due fiere in fotocopia

La Fiera del libro di Milano è andata bene o male, dipende da come la si guarda. Tanti stand (anche di piccoli editori), location fuori porta, date terribili tra i ponti, non molti visitatori, ma alla fine non male per essere la prima edizione. Il Salone di Torino, che aprirà il 18 maggio, nonostante il cambio di rotta proclamato, temiamo sarà sempre la stessa cosa, come da 30 anni. Alla lunga, essendo Milano la capitale dell'editoria, crediamo prevarrà su Torino. E così sia. Ciò nonostante, andrebbe ripensato il concetto stesso di fiera. A Rho il biglietto costava 10 euro, il parcheggio 17. Una gabella di 27 euro (in soldoni 3 tascabili) per accedere a una sorta di mega libreria dove peraltro non si possono fare sconti e si trovano gli stessi tomi del Mondadori Store di Piazza Duomo. Gli incontri con gli autori, francamente troppi, non hanno suscitato l'interesse che ci si attendeva. Per vedere uno scrittore meglio i festival in città d'arte, a Mantova o perfino a Sarzana, che alla fine ci scappa la cena tipica.

In ogni caso, da liberali, siamo convinti che la competizione vada sostenuta, per cui meglio due fiere che una, a patto però che si cerchi di diversificare l'offerta, cosa che quest'anno con i direttori del programma fotocopia non è avvenuta.

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